Omnium Gatherum «Grey Heavens» [2016]
Recensione
Il nuovo album dei finlandesi Omnium Gatherum, curiosamente definito “Adult Oriented Death Metal”, costituisce un buon esempio di maturità artistica di questo combo da Karhula. In che cosa consiste questo loro genere? Semplice: in un melodic death il cui ascolto è reso facile e immediato da una sapiente composizione che rifugge quasi sempre qualsiasi voglia di aggressività e di tempi veloci (tranne nella canzone conclusiva), che è talmente orecchiabile da avere anche dei cori in falsetto sovraincisi, nonché una qualità sonora che furbescamente evita qualsiasi spigolo sonoro, preferendo esporre la batteria e la tastiera, con una voce growl mai troppo in primo piano e le chitarre smussate, salvo quando queste si lanciano negli assoli di chitarra. Gli unici momenti in cui l’album si può definire più canonicamente metal sono più che altro questi.
E incredibile ma vero: funziona. In un periodo in cui il cosiddetto melodeath gioca a essere orecchiabile nei ritornelli, gli Omnium Gatherum trovano un modo per non usare l’odiatissimo trick “Strofe brutali e ritornelli lenti con cori pop”, al contrario gli OG non si sognano mai di andare veloce né di essere chissà quanto (finto) brutali e propongono ciò che sanno fare, mostrando un risultato musicale innocuo e easy listening, ma anche paradossalmente originale, usando dei fraseggi di chitarra interessanti che fanno quasi virare la proposta musicale degli OG verso un cd rock anni 80. Proprio questo è il piatto forte di “Grey Heavens” la cui originalità chitarristica di riffs personali ma anche molto facili da sentire e cantabili fa risaltare canzoni come “Skyline” e “Rejuvenate!”, che è anche il brano un po’ più tipicamente moderno. Non male anche l’ottimo lavoro di “The great liberation”, mentre sono meno convinto di momenti in cui la band sembra perdersi andando ad appoggiarsi ai miei odiati In Flames. Per il resto, a parte qualche peccato di presunzione come l’eccessiva durata della quarta canzone, il risultato è positivo, e che ho apprezzato proprio perché, come detto, invece di essere un finto metal pseudo brutale cerca di lavorare da un punto di vista completamente diverso, cioè la fruibilità e l’easy listening.
La domanda però è: come valutare un album simile? Perché c’è un punto debole: comprare un album come “Grey Heavens” non è male, ma perché non comprare direttamente gli album vintage di bands vintage, e comprare dischi metal moderni più aggressivi? Cosa è meglio: giocare sul sicuro e preferire un metal smussato e magari che ammette l’età che avanza, oppure rigettare l’ammorbidimento del metal in quanto sarebbe spegnere l’unica fiamma che brucia ancora nei metalheads di mezza età? La risposta a voi. Personalmente il voto che do agli Omnium Gatherum rispecchia un album ottimo da sentire in macchina, come album da viaggio e come ascolto disimpegnato, senza contare che questo è secondo me il modo giusto di ammorbidirsi pur facendo metal. Poi se voi in macchina vi rilassate con arpeggi post rock o vi tenete svegli con i Possessed e quindi questo cd sarebbe inutile, dipende da voi. Pertanto, questo è un disco metal easy listening, ascoltabile da tutti ma se l’apprezzate è affar vostro. Giudizio molto personale.
Track by Track
- The pit 75
- Skyline 75
- Frontiers 70
- Majesty and silence 65
- Rejuvenate! 75
- Foundation 75
- The great liberation 75
- Ophidian Sunrise 70
- These Grey Heavens - Intermezzo S.V.
- Storm Front 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 30.03.2016. Articolo letto 1229 volte.
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