EFPIX «Evil Sides» [2016]
Recensione
I russi Efpix esordiscono questo lavoro misto tra death metal e industrial intitolato “Evil Sides” che sin dai primi momenti di ascolto riesce a dare prova di quel proprio spessore che emerge tra riff e ritmiche compatte miste ed in alternanza con sonorità più pacate dai tratti industrial e gothic capaci di rendere questo lavoro entusiasmante; la parte vocale, in alternanza tra growl e scream, offre quel giusto impatto determinante al completamento dell’impianto strumentale del lavoro. All’interno dei dieci brani di questo disco si assiste anche all’inserimento della tastiera capace di realizzare contesti sonori gothic che non guastano affatto all’architettura sonora del platter. I brani in alcuni tratti e per l’effetto delle chitarre sembrano alcune volte anche orientarsi su sonorità tendenti al black metal; “The bells of Destiny”, brano d’apertura apre infatti in maniera più che convincente grazie all’impatto sonoro che si presenta misto tra death e sonorità industrial compatte e trascinanti; “It’s time to Die” apre con un effetto più industrial all’interno del quale il lavoro della tastiera crea contesti sonori appaganti ponendo il brano, anche per la successiva ritmica, su orizzonti che appaiono tendenti più al black che al death metal. L’ascolto prosegue con “God is our Entity”, dove nuovamente l’effetto della tastiera introduce la successiva andatura death metal realizzata con una ritmica non troppo avvincente; è poi la volta di “Forget Me” che lascia sovrapporre il sound della tastiera sulla ritmica mista tra death e black e rende il brano complessivamente accattivante nei contenuti; segue “Evil Sides” dall’apertura quasi in brutal death metal poi più ridimensionata nei contenuti in cui l’espressività della parte cantata si alterna tra growl e scream; “Revenge” con la sua apertura in violino conduce l’ascoltatore in una dimensione oscura e tagliente all’interno della quale la successiva ritmica e sembra orientarsi decisamente su un orizzonte misto tra gothic e metal a cui la band da una propria personale interpretazione. Anche i successivi “Don’t Try to Escape” e “Space Invaders” sia armonizzano su contesti diversi sia industrial che death grazie particolarizzandosi anche per le loro melodie. “To slave a Satan” cambia completamente linea riconducendoci su un contesto musicale prettamente death metal per le sue ritmiche travolgenti ma non troppo tecniche sotto il profilo creativo sino al concludente “Above My Mind”, altro brano dove a farla da padrone indiscusso è il lavoro della tastiera in grado di creare quell’apparato melodico di base, intenso nei contenuti, dove una successiva andatura più gotica prende il sopravvento sul brano. Un lavoro particolare che affascina e nello stesso tempo, pur se non tecnico, arricchisce sotto il profilo creativo.
Track by Track
- The Bells of Destiny 70
- It's Time to Die 65
- God is Our Entity 65
- Forget Me 70
- Evil Sides 70
- Revenge 70
- Don't Try to escape 70
- Space invaders 65
- The Slave of Satan 70
- Above my mind 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Wolverine pubblicata il 17.04.2016. Articolo letto 1160 volte.
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