Silence Oath «The Void» [2016]
Silence Oath
Titolo:
The Void
Nazione:
Italia
Formazione:
Filippo Tezza :: All instruments
Genere:
Symphonic Black Metal
Durata:
50' 55"
Formato:
CD
2016
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Vedi la copertina assolutamente brutta, le foto discutibili di Filippo Tezza, unico membro di questa band Veronese, e cominci a pensare al peggio quando ti tocca sentire questo “The Void”, il suo terzo album symphonic black metal uscito autoprodotto. Lo ascolti prevenuto per esperienza di recensore. E invece per “The void” la realtà è diversa.
Questi quasi 51 minuti di musica consistono di un symphonic black metal molto orientato verso il progressive e anche verso qualche stile alla Cradle of Filth di “Cruelty and the Beast”, con un minutaggio di almeno 6 minuti (ma si arriva anche oltre i 12) a canzone, ognuna delle quali è piena di note fino all’inverosimile, rendendo i brani zeppi di riff, di passaggi, di cambi di tempo, fraseggi, assoli e quant’altro. Il pregio e il difetto dell’album stanno proprio in quanto detto poc’anzi: “The Void” infarcisce i brani di idee a più non posso, mette tantissima carne al fuoco, ma se qualche idea riesce ad essere brillante, altre cose vanno a perdersi nel brano per forza di cose, e seguirne un filo conduttore diventa molto difficile. Per capirci, prendiamo “As I fall”, una canzone dotata di un ottimo inizio in stile black sinfonico, ma poi il substrato musicale va a cambiare così tante volte che di fatto il brano nella sua interezza diventa ostico e forse anche un po’ troppo cerebrale, dove certi passaggi funzionano alla grande, ma un songwriting iperattivo e pretenzioso non lascia mai che i pezzi diventino più lineari e easy listening. Più o meno, lo stesso discorso si può fare per tutti i brani, compresa la canzone conclusiva di 12 minuti, che riesce nel notevole tentativo di durare tanto senza sembrare una vita, ma la canzone va praticamente gustata a tranci, e la comprensione globale è proibitiva.
Insomma: “The Void” è un bel disco, ma è anche un disco sciupone. È un disco che cuoce bene un po’ di carne al fuoco, ma altra carne la brucia decisamente meno bene e il risultato a tratti è notevole, ma nell’interezza è un casino che ben pochi sapranno apprezzare, cioè molti meno di quelli che questo cd poteva soddisfare. Ed è un peccato, perché la classe c’è eccome, certi passaggi sono da urlo, e tendi a fregartene della copertina brutta, del sound molto insapore, di certe voci pulite goffe in “Sins of a dead soul” e di certe sue tastiere che sembrano uscite da qualche film trash anni 80, vista la stoffa del nostro Filippo, ma il difetto di base c’è e rimane: le troppe idee schiacciano i brani e più che dargli varietà li confondono fino a renderli caotici. Peccato.
Il giudizio finale giustifica l’entusiasmo di Silence Oath e anche il fatto che a qualche amante del prog più mosso o del black più complesso “The Void” può di certo interessare, ed è a queste persone che consiglio l’acquisto dell’album, oltre che alzare di 10 punti il voto finale, altrimenti sottraeteli pure. Peccato che dandocisi una regolata e senza esagerare nelle influenze il disco sarebbe stato consigliabile a molta più gente e molto più fruibile.
Track by Track
- Origin - Intro S.V.
- Sins of A Dead Soul 65
- Howling Moon 65
- As I fall 70
- An elegy for sorrow 65
- The abyss of conscience - Intermezzo S.V.
- In autumnal haze 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 29.05.2016. Articolo letto 1324 volte.
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