C.B. Murdoc «Here Be Dragons» [2016]
Recensione
Con due precedenti lavori datati 2008 e 2012 tornano a far parlare di loro gli svedesi C.B.MUrdoc con questo nuovissimo “Here be Dragons”, un lavoro che stilisticamente abbraccia numerose band tra cui Meshuggah, Decapitated, Gojira e quant’altro. Le undici tracce racchiudono sostanzialmente un genere che abbraccia l’ extreme metal, l’avantguarde e il djent ma anche il death e tratti di black metal; insomma un mix tale da rilasciare un sound compatto quanto sostanzialmente propenso a quello dei cugini Meshuggah ovviamente con le notevoli quanto immancabili differenze. Lo stile della band appare decisamente tecnico con punte anche fin troppo estreme. Il sound si presenta compatto ma allo stesso tempo quasi isterico e i cambi repentini di ritmica che la band affronta portano l’ascoltatore a non abbassare mai la guardia. La parte cantata, orientata più sullo scream che sul growl, risulta decisamente ben corrisposta così come anche i potenti riff sviluppati su accordature decisamente basse ma dall’effetto dirompente. Dopo un intro “Debt of Guilt”, si parte estremizzati con una ritmica quasi da mal di testa con “Brood And Roaring Fires” colpi decisi ed furiosi compongono la ritmica folle sprigionata dal quartetto; “Nonplus Ultra” ci fa ricordare i Meshuggah di Destroy Erase Improve con alcuni dilungamenti sin troppo eccessivi, mentre la successiva “The Greed”, dopo variazioni ritmiche quanto tecniche quasi incomprensibili nell’esposizione, lascia un piccolo intermezzo rilassante, che poi fa sobbalzare l’ascoltatore con le sue potenti sonorità. Quanto al successivo “Rage Enable”, dall’apertura quasi progressive per il giro di basso in super accelerazione, parte in maniera decisamente isterica generando un insieme riff e ritmiche potenti ma decisamente esasperate; “The Violence of Illumination” e la successiva “Diamonds” in alcuni tratti ci ricordano per estremizzazione sonora anche i Brutal Truth in Need to Control seppur permangano fissi i contesti caotici e tecnici caratterizzanti lo stile della band; il secondo brano appare inverosimilmente più moderato e melodico rispetto ai precedenti; “Everithing is Going to Be Ok” è un saliscendi ritmico incredibile un brano indubbiamente unico nel suo genere tutto da ascoltare; il successivo “Dither” ci riconduce alle incredibili quanto esasperate ritmiche iniziali mentre “Objection Projection” presenta un’apertura dai toni tecnologici che poi vanno a ricondurre su una ritmica compatta ma fortunatamente non troppo esasperata nei contenuti; riff sempre potenti e determinati fanno decisamente la differenza; conclude l’outro “11” su contesti sonori ambient. Il disco indubbiamente non è di facile assimilazione proprio per le sue incredibili quanto estremizzate prese di posizione ritmiche; può rappresentare una sorta di innovazione sonora ma indubbiamente il contesto caotico non è poco soprattutto per chi non è abituato ad ascoltare sonorità similari a quella contenuta in questo platter. Di tecnica ce ne sta e non è poca ma indubbiamente la band avrebbe potuto, di tanto in tanto, lasciare un po’ la corda e non tirarla a morte concentrandosi, magari, su apparati un po’ più melodici rispetto a come fatto sulle precedenti uscite.
Track by Track
- Debt of Guilt S.V.
- Brood and Roaring Fires 65
- Nonplus Ultra 60
- The Green 70
- Rage Enabler 70
- The Violence of Illumination 65
- Diamonds 70
- Everything is Going To Be Ok 80
- Dither 65
- Objecting Projection 70
- 11 S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine pubblicata il 12.06.2016. Articolo letto 1008 volte.
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