Nekhen «Entering the Gate of the Western Horizon» [2015]
Nekhen
Titolo:
Entering the Gate of the Western Horizon
Nazione:
Italia
Formazione:
- Nekhen :: All instruments;
Genere:
Kemetic Metal
Durata:
30' 43"
Formato:
CD
23.09.2015
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Diciamoci la verità sul fatto che l’antico Egitto ha sempre affascinato un po’ tutto per quelle sue linee sottili e misteriose, per la bellezza delle splendide donne che erano costantemente dominate dai faraoni oltre che per il misterioso epilogo relativo al mondo dei morti e della conservazione dei corpi. Anche il profilo musicale ha sempre creato una certa attrazione grazie alle sottili note che da sempre hanno incredibilmente trasportato i suoi ascoltatori ad immedesimarsi nel mondo delle piramidi e non solo. Ad affrontare un viaggio prettamente strumentale all’interno dell’antico Egitto questa volta è Nekhen con questo progetto solista intitolato “Entering the gate of the western horizon” su uno stile misto tra doom e sludge ma più identificabile in un Kemetic Metal disposte su dodici tracce continue che ripercorrono il libro dell’Amduat come rappresentato nella tomba KV34 dalla quale ogni brano ne rappresenta la propria struttura. Il lavoro, indubbiamente oscuro nei contenuti, al di là di qualche introspezione strumentale si rileva un po’ monotono e piatto nei contenuti; si assiste in sostanza ad una costante riproposizione di andature lente con la tendenza della chitarra, in alcuni brani, ad abbellire il tutto attraverso un fuzz distorto ma nulla di più. Fatta eccezione per il primo brano “Water of Ra”, con la sua dimensione sonora acustica prospettica del maestoso Egitto, che va comunque a continuare anche con il successivo “Baw of the Duat”, con l’inserimento di un sottofondo di batteria ed altre sonorità campionate, il terzo brano “Water of the Unique Master, which brings forth offerings” presenta un’ambientazione sonora quasi elasticizzata e compressata da un sottofondo quasi angosciante realizzato dal basso ad effetto; “West” genera una sorta di rumorosità quasi industrial tra note di basso fatte vibrare con tonalità ben al di sotto degli ortodossi canoni. “Sarcophagus of her Gods” si presenta in un’andatura quasi doom sempre eseguita su basi quasi melodiche ma dalle sonorità decisamente d’impatto; anche i conclusivi “Mouth of the cavern which examines the corpses” dall’apertura generata con un effetto sonoro che ripropone le classiche sonorità dell’antico Egitto ma rivisitate in chiave moderna ed il conclusivo “With emerging darkness and appearing births”, si rilevano ancora una volta delle ambientazioni sonore introspettive la cui dinamica non permette sino in fondo di poter definire se un brano possa o meno avere una sua propria personalità. Il lavoro, non semplicissimo già come individuazione di genere, può destinarsi a coloro che amano sonorità concettualmente sperimentali dal carattere oscuro.
Track by Track
- Waters of Ra 65
- Baw of the Duat 55
- Water of the Unique Master, which brings forth offerings 50
- With living forms 55
- West 60
- The depths, waterhole of those of the Duat 55
- Mysterious cavern 50
- Sarcophagus of her gods 55
- With images flowing forth 55
- With deep water and high banks 50
- Mouth of the cavern which examines the corpses 55
- With emerging darkness and appearing births 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 55
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
55Recensione di Wolverine pubblicata il 20.07.2016. Articolo letto 1648 volte.
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