Tantanu' «They Day I Die» [2016]
Recensione
Debutto discografico per i Tantanù, progetto extraregionale con membri sparsi tra Arezzo e Palermo con il batterista degli Acheronte annoverato nella formazione come guest. Che condensa 20 minuti di una musica che sta tra Dark, Prog e un po’ di Black Metal, il tutto per una release che non va vista (a detta della stessa band) come qualcosa di metal estremo.
E però anche così l’ascolto dell’Ep non è granché comprensibile. Sorvolando infatti su una qualità sonora scialba che mette le tastiere troppo in primo piano e che sacrifica le chitarre e il basso colpevolmente, sinceramente ciò che mi manca alla fine dell’ascolto di questo Ep è capire cosa volevano fare questi ragazzi: escludendo il progressive all’interno di queste canzoni, spesso i brani di “The way I die” suonano fin troppo lineari e semplici per poter essere categorizzati, con qualche linea melodica anche carina ma con tutti gli strumenti che la accompagnano stancamente, con arrangiamenti troppo basilari specialmente a livello di chitarra che penalizzano la title track in apertura. “Anger and pain” invece sembra la canzone più varia ma dura decisamente troppo e contiene troppe parti dozzinali e davvero comuni, come l’insipido assolo di tastiera o la voce pulita maschile a 4:50 circa da migliorare. Solo “The Grey”, essendo più canonica e più corta, riesce ad essere più ascoltabile, ma anche qui l’andamento medio lento stufa un po’ e gli arrangiamenti semplici penalizzano il brano, che già deve fare i conti con parti di tastiera dal suono goffo.
Insomma: “The way I die” non conquista granché, e non perché sia brutto ma perché lo stile dei Tantanù è così embrionale e abbozzato che faccio fatica a inquadrarlo e anche a evidenziare punti forti e punti deboli. Forse la band voleva suonare lenta ed evocativa tipo “Wolfheart” dei Moonspell? Forse voleva suonare un metal un po’ black e un po’ lento e malinconico tipo “After dark I feel” dei Rotting Christ? O forse è uno di quei casi in cui la band cerca di fare un genere musicale in maniera forzata senza rendersi conto che in realtà gli viene naturale fare altro? O forse ancora è tutta una questione di scarsa coesione della band, presumibilmente dovuta alla distanza? La risposta non è pervenuta.
Mi spiace molto bocciare una band al debutto, perché a questi livelli preferisco sempre dare consigli e descrivere come si potrebbe sviluppare il sound proposto, ma a me questo primo passo discografico sembra davvero troppo impersonale, immaturo e poco lavorato.
Track by Track
- The Day I die 55
- Anger and pain 55
- The grey 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 50
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
56Recensione di Snarl pubblicata il 10.08.2016. Articolo letto 1743 volte.
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