Know Your Nemesis «Break the Chain» [2016]
Recensione
Arrivano finalmente al debutto i Norvegesi Know your Nemesis, band che propone un metal molto moderno, a metà tra certo heavy metal e il melodic death, per uno stile che a volte può ricordare qualcosa dei Soilwork, vista la presenza massiccia delle melodie e una tendenza a usare tempi medi o lenti, mai orientati verso la velocità. Verrebbe da pensare, sinceramente, alla solita release ben prodotta e perfettamente confezionata, ma anonima.
E invece curiosamente i KYN ce la fanno. Ciò che incuriosisce sin dall’opener “Fade Away” è il fatto che mentre alcuni puntano tutto sull’orecchiabilità delle canzone, sacrificando tutto o quasi della parte più metal, è che i KYN in realtà non disdegnano la parte metal, con un tiro buono e convincente, ma soprattutto con una chitarra solista capace di farsi notare e di donare a questa canzone quel tocco più propriamente metal che spesso manca in questo genere, soprattutto evitando arrangiamenti troppo estremi e non opportuni, e la stessa cosa si può notare sul finire della seconda canzone o nella buona e potente “Blind me”, o nella canzone conclusiva. Poi a dir la verità il tutto non sempre riesce al 100%, e per quanto gli KYN si mostrano una band che sa dosare i propri ingredienti, a volte finisce per proporre soluzioni meno efficaci, come le voci pulite che poche volte suonano originali e davvero creative come nella terza o nella settima canzone. Altrove è proprio l’influenza alla Soilwork di “Breathe” o della stessa “So be it” che mi risulta essere troppo pronunciata e ingombrante, qui la band perde di efficacia perché sembra che non sa ancora fare un disco che sia del tutto farina del proprio sacco. Non è un difetto grave, ma allontana chi da questo genere, come me, cerca assolutamente personalità.
In conclusione: “Break the chain” è un album invero molto apprezzabile da chi segue il metal moderno, specialmente se non molto interessato alla brutalità o ai suoni iper compressi, in quanto non ha ingredienti originali ma sono sapientemente miscelati e per questo è godibile e scorre facilmente. Per questo motivo, alla suddetta audience l’ascolto di quest’album è ben consigliato, un po’ di meno a chi questo genere non lo segue.
Track by Track
- Fade Away 75
- Metaphore of broken dreams 70
- Break the Chain 70
- Breathe 65
- Blind me 75
- Are We Alone (Unholy War) 70
- So be it 65
- Freedom call 70
- End of me 65
- Free my fears 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
69Recensione di Snarl pubblicata il 11.08.2016. Articolo letto 1163 volte.
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