Cretura «Fall Of The Seventh Golden Star» [2016]
Cretura
Titolo:
Fall Of The Seventh Golden Star
Nazione:
Norvegia
Formazione:
Marius Toen :: Guitars
Zlargh :: Guitars, vocals
Jørgen Beijer Johnsen :: Bass
Michael Sveri :: Drums
Sara Marja Guttorm :: Vocals
Kine-Lise Madsen Skjeldal :: keyboards, vocals
Genere:
Symphonic Extreme Metal
Durata:
1h 2' 26"
Formato:
CD
Recensione
Tecnicamente questo sarebbe il terzo album dei Norvegesi da Bergen, Cretura, solo che considerano questo il loro primo (lungo) album in quanto gli altri non erano sufficientemente professionali. Ottima prova di umiltà da parte di questa band, che propone “Fall of the seventh golden star” come un Symphonic extreme metal, ispirato a Mayhem, Nightwish e Dimmu Borgir, tra gli altri. Il tutto per un minutaggio che oltrepassa l’ora, farcito da una notevole quantità di voci femminili soliste, che affiancano quelle maschili in screaming.
L’ascolto del cd per questo motivo mostra un andamento strano, che funziona in diversi modi e intensità: direi infatti che il miglior caso esemplificativo è dato dalla terza canzone, dove l’anima più estrema e non per forza black metal della band convive con quella più pulita e meno estrema, ma non per questo comunicano e di fatto il brano si riduce ad un’alternanza tra uno stile e l’altro senza troppa continuità. Non promette bene, ma va detto che da qui in poi i Cretura mostrano cosa sanno fare, con una “Voice of Hunger” molto più sullo stile del black metal moderno alla ultimi Mayhem, quindi freddo e asettico, che però verso la fine vira verso una parte con voce femminile coinvolgente e per niente accomodante, e con una “Funeral Roses” solo per voce pulita, del tutto gothic ma con una rabbia strumentale contenuta ma non troppo. Già così i Cretura mostrano di saperci fare coi generi singoli, ma si spingono anche oltre quando queste due anime le fondono in “Northern Winds” con un mirabile crescendo e in “At the 11th Hour”, dove una parte più melodica iniziale arriva a esplodere in quella più estrema nella seconda parte, e se una “Pray for a brighter tomorrow” compenetra i due brani seppur in maniera un po’ macchinosa, “Når Lyset Dør” mostra tutto il potenziale della band (e anche con la cantante le cui linee vocali diventano molto meno scolastiche che nel brano d’apertura) con un black metal sia arioso a volte che più incisivo in altre.
Insomma: se in certi gruppi la maturazione sonora si sente tra disco e disco, con i Cretura si sente tra brano e brano, e pur non mancando di alcuni difetti (troppa lunghezza dei brani e alcuni equilibri non ben messi a fuoco), va detto che qui le potenzialità ci sono e si sentono molto bene. Sta alla band sfruttare. Per questo motivo, l’ascolto dell’album potrebbe risultare soggettivo, con una parte di pubblico che potrebbe non apprezzare la completa maturazione della band e certe scelte stilistiche da affinare, e con altri che invece potrebbero adorare le potenzialità mostrate e descritte poc’anzi. A voi la scelta, quindi un ascolto prima dell’acquisto è consigliabile. Personalmente, lodo la voglia della band di osare con un mix di stili per nulla facile da gestire, lodo ciò che ho sentito di positivo e spero per loro in futuro, senza contare che loro hanno mostrato di saper fare qui ciò che i Dimmu Borgir in canzoni come “Gateways” hanno mostrato di non saper più fare, ovvero mischiare una voce pulita femminile con una parte più black metal senza farne una cosa easy listening usa e getta. Non è poco.
Track by Track
- Past, Present and Future - Intro S.V.
- Reign of Terror 65
- Grand Warfare Through Dark Ages 65
- Voices of hunger 75
- Funeral Roses 70
- Northern Winds 75
- Pray for a brighter tomorrow 75
- Når Lyset Dør 80
- At the 11th Hour 75
- The Pale Horseman and The Hunter Of The Sky 70
- The last song on earth - Outro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
72Recensione di Snarl pubblicata il 19.08.2016. Articolo letto 1134 volte.
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