Faithsedge «Restoration» [2016]
Recensione
Il terzo album dei rocker Faithsedge, gruppo italiano ma coi ritmici americani, si chiama “Restoration” e condensa 45 minuti di musica in ciò che è un evidente tuffo nel passato, nei famosi anni 80 che tanto ci piacciono. Aggiungete una qualità sonora molto in stile anni 80 ma modernizzata, una tecnica esecutiva molto buona e capacità spettacolari, e purtroppo il risultato è solo discreto, incredibilmente.
E questo per un semplice motivo: premesso che “Restoration” sulle prime mi ha colpito con una magnifica (e decisamente power metal) “Never a day”, si rivela un disco rock/metal in “Jennifer”, canzone ben composta, con un ottimo ritornello e a tiro nonostante alcuni passaggi sopra le righe, tipo la fine del brano decisamente troppo allungata e pretenziosa. Bene, il problema è che tutte le restanti canzoni sono così! Sono canzoni che puntano alla massima orecchiabilità, come se tutte dovessero essere dei singoli, che vanno bene per un po’, ma poi la band comincia a suonare prevedibile perché batte sempre troppo sullo stesso tasto, e tutto senza contare il fatto che i passaggi sopra le righe di cui sopra continuano ad essere presenti e sono disseminati un po’ per tutto l’album, come l’esagerata parte di voce e tastiera del terzo brano, la prolissa “Faith and Chris”, la tamarraggine di “Her way back” troppo esasperata e tanti altri episodi.
Insomma: i Faithsedge sanno fare belle canzoni, ma sono troppo monocordi e assolutamente troppo tamarri. “Restoration” non è un disco brutto, ma quest’album riflette una band con un problema di attitudine che finisce per sovrastare la musica stessa, un po’ come un qualsiasi cd di Malmsteen: bello quanto volete finché quegli assoli troppo esagerati e allungati non obnubilano il brano. Ne risulta un disco appesantito, con fronzoli e ridondante, dove i pur bei ritornelli e gli assoli di chitarra vanno a perdersi e a confondersi tra megalomanie sonore e una voglia di non differenziare le canzoni, ma di fare solo singoli, tutti sopra le righe. Non è sgradevole da sentire, ma se non vi piacciono gli stili compositivi esagerati, lasciatelo perdere.
Track by Track
- Never a day 70
- Jennifer 65
- You cannot give up 65
- Faith and Chris 60
- Her way back 60
- Regret at all 60
- This war 60
- Taking our lives 60
- Let you breathe 60
- This is everything 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
63Recensione di Snarl pubblicata il 15.10.2016. Articolo letto 1612 volte.
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