Eternal Samhain «Storyteller of the Sunset and the Dawn» [2016]
Recensione
Vengono da Verona e nel loro sangue scorre DNA black metal sinfonico, stiamo parlando degli Eternal Samhain, una band che ci presenta questo suo primo lavoro intitolato “Storyteller of The Sunset and The Down”, capace di racchiudere nove tracce ben forgiate su base black metal, nitida e non confusionaria. Il lavoro, che tra l’altro a partire dallo stesso simbolo del gruppo racchiude numerosi riferimenti riconducibili all’occulto ma anche alla guerra e alla mitologia celtica in generale, si presenta decisamente bene grazie anche alle ottime melodie, cupe e tenebrose, che contraddistinguono i singoli brani del lavoro. A riprova del forte legame che unisce la band con il mondo delle divinità, gli stessi membri si sono attribuiti un nome indicante ciascuno una ben specifica divinità sia essa celtica o romana. Le andature che vanno a contraddistinguere ciascun brano, anche più accelerate, rispettano completamente la genesi del black metal, con motivi semi ronzanti mai generici nei contenuti; il lavoro appare ben curato sotto tutti i profili e difficilmente presenta falde che possano offuscarne la buona riuscita. Mista tra growl e scream è invece la parte cantata che predomina in maniera maestosa sulle ritmiche dei brani trasmettendo non poco tutta la sua onnipotenza e tutto il suo infernale pathos. Dopo l’intro “Confiteor”, parlato in latino, parte in maniera irruenta “Chatedral”, subito abbellita dell’attimo apparato melodico in synth e dalla perfetta parte vocale ben miscelata tra un’andatura e l’altra; il brano nel suo interno presenta momenti in alternanza tra moderazione e accelerazioni decisamente nitide e non confusionarie che consentono all’ascoltatore l’ottima sincronia tra tutti i singoli strumenti; è poi la volta del successivo “Ode al Vento”, brano spinto sin dai primissimi istanti, che alterna irruenza ad andature in pianoforte nella sua prima parte unitamente a contesti orchestrali che abbelliscono non poco il lavoro questa volta cantato in lingua madre; è poi la volta di “Vox Populi”, altro brano caratterizzato dalle parodie orchestrali ma anche da una sincronica dose di black metal nero e tenebroso; “Vespri” funge un po’ da intermezzo e si caratterizza solo per la sua orchestrazione andando ad anticipare il successivo “Trinux Samonia”, dove un riff quasi death metal viene ad aprire il brano trovando subito il supporto melodico alle spalle; ottima l’interpretazione della parte cantata, coinvolta nel ruolo al massimo e altrettanto perfetto il lead solo un po’ prima della chiusura del brano. “King of Yourself” procede nelle modalità precedenti in maniera completa tra sinfonici e ritmiche di batteria da capogiro forse questa volta un po’ estremizzate e orientabili più su un brutul death metal. Gli otto minuti abbondanti di esecuzione contraddistinguono “Cenere” fanno dello stesso brano una sorta di inno tra andature black metal e sinfonie che vedono nella sua seconda parte conclusiva, anche un parlato in lingua madre che a poco aumenta la sua tonalità sfinendo il discorso in una sorta di sfuriata, poi sorpassata dal nuovo scream vocale che continua sino alla fine del brano tra doppia cassa, ritmiche e quant’atro; conclude il platter “Storytellers of The Sunset and The Down”, brano che riporta lo stesso titolo del lavoro che si mantiene anch’esso sulle andature dei brnai precedenti, in maniera diversa e mai uguale rispetto ai precedenti. Il disco risulta curato sotto ogni profilo, i brani, appaiono nei contenuti ben dissimili tra loro, non sono presenti ripetizioni ma una vera e propria overdose di sinfonici che intensifica non poco le già brillanti andature del lavoro.
Track by Track
- Confiteor S.V.
- Cathedral 80
- Ode al Vento 80
- Vox Populi 80
- Vespri S.V.
- Trinux Samonia 85
- King of Yourself 80
- Cenere 80
- Storyteller of The Sunset and The Down 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
81Recensione di Wolverine pubblicata il 23.10.2016. Articolo letto 2292 volte.
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