Silent Carnival «Drowning at Low Tide» [2016]
Recensione
Secondo album per il progetto Silent Carnival caratterizzato dal suo experimental drone con toni folcloristico oscuri intitolato “Drowling at Low Tide”, un lavoro capace di indurci ad una sorta di coma temporaneo per trasportarci nelle sue particolarissime dimensioni sonore. Indubbiamente, trattasi di un lavoro che nulla ha in comune con il metal ma in ogni caso, stante il suo ascolto non destinato a tutti, merita i dovuti elogi a cominciare dall’incredibile espressività della parte cantata. L’autore, Marco Giambrone, coadiuvato in questo lavoro da altri collaboratori e strumentisti di spessore, impernia sostanzialmente una ricerca interiore analizzando disagio, incomprensione, rabbia repressa che, una volta sprigionata attraverso lo sfogo totale dell’io, fa giungere alla propria totale libertà. Sotto un profilo musicale invece, le andature dei nove brani, anche in considerazione del contenuto al limite del delirante dei testi, vengono racchiusi in un semplice contesto atmosferico, onirico e oscuro, quasi post catastrofico all’interno del quale l’autore, coadiuvato in alcuni brani dal supporto vocale di Carla Bozulich, offre la sua massima espressività in un cantato clean, quasi narrato, cullante e decisamente dark. I brani, seppur non troppo complessi, assumono i più diversi aspetti che vanno da arpeggi ad orchestrazioni striminzite e semplicissime ma ricche sotto il profilo intuitivo. Il brano d’apertura “Across the Ocean” apre con un cantato/narrato quasi messale che ricorda un Jim Morrison delirante e profondo; il brano poi viene invaso da una sorta di orchestrazione in modalità synth sottile, oscura, al limite del percepibile; segue “Devotion”, dove l’espressività dell’autore aumenta su un sottofondo fatto si sterili accordi di chitarra e da un nuovo inserimento musicale leggerissimo, lento, quasi faticante. Anche i successivi “Holy Flames”, “Downfall” e “A Place” tendono sempre a far calare l’ascoltatore nelle atmosfere e nelle dimensioni oscure e pessimiste dell’autore con l’ormai nota lentezza che va a contraddistinguerle. “Drifting”, brano più lungo del platter, apporta la sussistenza di una voce quasi sincopata, su una base in organo, quasi a emulare un cantato di chiesa, con la sostanziale differenza della presenza immaginaria di visioni ultraterrene appartenenti a mondi paralleli. In “Flood” si ritorna alla nitidezza vocale con un nuovo supporto dell’angelica voce della Bozulich a rendere il tutto nuovamente surreale tra presente e immaginario; il successivo “Last Dream of Tree” e la conclusiva “Sick” si mantengono sui toni delle precedenti rappresentando la massima espressività tra cantato e narrato dell’autore. Un disco che lascia un ampio spazio ai sogni ultraterreni e alla fantasia dell’ascoltatore di inebriarsi tra i percorsi oscuri e tragici che l’autore ha complessivamente e con estro ben sviluppato.
Track by Track
- Across the Oceans 70
- Holy flames 75
- Devotion 80
- Dawnfall 80
- A Place 70
- Drifting 70
- Flood 75
- Last Dream of Tree 70
- Sick 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
74Recensione di Wolverine pubblicata il 26.10.2016. Articolo letto 838 volte.
Articoli Correlati
News
- Spiacenti! Non sono disponibili altre notizie correlate.
Recensioni
- Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
- Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
- Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
- Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.