Canaan «The Unsaid Words» [2006]

Canaan «The Unsaid Words» | MetalWave.it Recensioni Autore:
BlackWingAngel »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1633

 

Band:
Canaan
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Titolo:
The Unsaid Words

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Mauro :: Vocals, Guitar, Bass, Samples
Nico :: Bass, Samples
Luca :: Keyboards, Drums, Samples
Andrea :: Drums, Samples
Matteo :: Guitars
Gianni :: Vocals

 

Genere:

 

Durata:
1h 11' 12"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2006

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

La tristezza, il dolore, la disperazione sono tutti stati d'animo che sono stati narrati, descritti, idealizzati da molti artististi con diverse forme d'arte, ma ogni tanto, dal mio punto di vista, queste emozioni tendono ad essere eccessivamente calcate e spesso la loro elegia diventa esclusivamente un prolisso e manieristico martirio della sopportazione umana, una sconfinata valle di lacrime da cui non si vede la luce di un sole che, sicuramente, non sarà fonte di gioia e ristoro ma una forza che brucia le delicate gote di chi cerca di tendere ad esso.
Troppo spesso infatti i gruppi che scelgono di intraprendere la “valle di lacrime” del doom e del gothic si perdono in questi oscurio anfratti, che sembrano non avere la minima via di uscita o almeno uno spiraglio di speranza.
I Canaan sembrano avere intrapreso questa strada e le atmosfere che creano descivono esattamente quello che ho detto in precedenza, senza compromessi e senza attenuazione dei loro toni catastrofici.
'The Unsaid Words' è un disco oscuro, disperato, senza una via di uscita, se non quella di una dipartita subitanea e dolorosissima da questa vita; ascoltando il loro disco mi sono venute in mente immediatamente le liriche di Montale e le sue metafore di nature contorte e sofferenti, le sue parole talmente icastiche da dare l'esatta sensazione di quello che può essere la sofferenza.
I brani vengono snoccialati con la lentezza e la cadenza dell'ineluttabilità della fine di tutte le cose intervallati da traccie che tra un violino 'strozzato che gorgoglia',come direbbe Montale, e canti gregoriani che sembrano requiem per le anime di chi ha 'finalmente' finito di soffrire, le atmosfere sono decadenti come nere tende di raso che coprono le finestre di una vita che 'morde forte alle spalle e che quando sorride fa solo del male', come dicono i nostri cinque musicisti in 'Senza una Risposta'.
Dal lato prettamente tecnico il disco è prodotto molto bene, suoni chiari e puliti, strumenti ben equalizzati e ben definiti, cosa facilitata dai tempi molto dilatati, si sente che è il quinto disco che la band fa uscire e traspare tutta la loro maturità nella stesura e nell'arrangiamento dei pezzi, l'inserimento di intermezzi tra un brano e l'altro eseguiti con pochissimi strumenti e di tendenze minimali impreziosiscono questo prodotto dandogli un sapore ancora più elegiaco, tra questi si possono trovare delle perle come 'Fragment #2', rispetto alle precedenti uscite della band si sente tutta l'esperienza maturata rendendo l'album ottimo dal punto di vista qualitativo.
Sicuramente questo disco non lascerà l'amaro in bocca agli appassionati del genere, infatti mi sembra un ottimo prodotto che rispetta e rispecchia pienamente gli stilemi del genere senza sbavature e senza deragliamenti stilistici.
Devo dire, purtroppo, che troppo spesso, cosa che comunque è quasi obbligatoria nel genere, le canzoni sono dei piagnistei troppo lunghi, troppo dilatati, troppo inconsistenti; questo tipo di musica è il classico esempio di quanto le opinioni e le visioni degli uomini siano diverse e variegate, ma francamente non mi sento assolutamente in accordo con le sensazioni e le atmosfere che vengono proposte. La musica, fortunatamente, è prima di tutto un approccio empatico all'ascolto, una comunicazione subliminale di sensazioni, e francamente questo processo non è avvenuto nell'ascolto di questo disco, che comunque devo riconoscere essere un ottimo prodotto se contestualizzato nel panorama a cui si riferisce.
'The Unsaid Words' insomma è un master piece per chi si identifica nel filone doom gothic e che è alla ricerca di un'esperienza noir e disperata, un po' come una nebbia che non si dissolve mai, che non fa distinguere la luce del sole.

Track by Track
  1. The Wrong Side Of Things 60
  2. This World Of Mine 61
  3. Sterile 65
  4. The Possible Nowheres 60
  5. Fragment # 1 55
  6. Senza Una Risposta 70
  7. Fragment # 2 70
  8. Fragile 56
  9. Fragment # 3 60
  10. In A Never Fading Illusion 65
  11. Just Another Noise 55
  12. Il Rimpianto 68
  13. The Unsaid Words 68
  14. Fragment # 4 50
  15. Never Again 60
  16. Nothing Left (To Share) 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
62

 

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