Gorilla Pulp «Peyote Queen» [2016]

Gorilla Pulp «Peyote Queen» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
20.11.2016

 

Visualizzazioni:
3234

 

Band:
Gorilla Pulp
[MetalWave] Invia una email a Gorilla Pulp [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Gorilla Pulp

 

Titolo:
Peyote Queen

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Maurice Flee :: Vox, Guitars and Lap Steels, Talkbox
Choris :: Bass, Back Vocals
Angioletto Mr. Vernati :: Guitars, Back Vocals
Giorgio Pioli :: Drums

 

Genere:
Heavy Stoner Rock / Tufo Rock

 

Durata:
37' 33"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2016

 

Etichetta:
Retro Vox Records
[Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Retro Vox Records [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Retro Vox Records [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Retro Vox Records [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina BandCamp di Retro Vox Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gustoso disco di debutto per i Viterbesi Stoner Rockers Gorilla Pulp, che con questo “Peyote Queen” si fanno notare per una freschezza di songwriting che ammanta tutto l’album e che lo rende bello godibile per tutta la sua durata. La ricetta per fare quest’album è relativamente semplice, ovvero citare qua e là lo stoner molto rockeggiante dei Cathedral e aggiungerci in continuazione una cospicua porzione di ispirazione per tutto l’album, specialmente in fase solista, che arriva a far lambire l’intero songwriting anche su qualcosa di metal, per quanto è sostenuto.
Ed è grazie a questo che l’opener “Caveman” non è altro che l’inizio di ciò che ascolterete in quest’album, anche a dire il vero ciò che stupisce è anche la variazione di umori che ci sono all’interno delle canzoni. Ne sia un esempio infatti “Magic Mushroom”, sempre molto rock ma anche graziata da un assolo blues che tramuta tutto il feeling della canzone ad un tratto, e c’è spazio anche per influenze Southern in “Ram’s head” e a atmosfere più coinvolgenti e sensuali della conclusiva “Electric Woman”, che tra l’altro ha anche un bel cambio di velocità dalla seconda metà della canzone. Non male, in un genere musicale troppo spesso afflitto da gruppi che iniziano in un modo e continuano così per tutta la durata del pezzo, se non a volte dell’album, e la migliore canzone di tutte è data dalla title track, da cui è stato anche ricavato un videoclip simpatico ma non assurdo.
Insomma: ciò che stupisce dei Gorilla Pulp è l’estrema maturità del songwriting nonostante siamo al primo full length, e anche l’estrema ispirazione di “Peyote Queen”. Poi, spesso ci ricordiamo dei Cathedral, a volte anche dei Danzig del secondo album, ma sono dettagli che pur esistendo vengono comunque battuti da un songwriting versatile e che scorre liscio come l’olio, inducendoti a rimettere il cd da capo per ri-ammirare la disinvoltura di questi ragazzi. “Peyote Queen” è un disco a mio avviso da avere per gli amanti dello stoner rock metal, del southern e del blues più rockeggiante, ma anche chi apprezza l’heavy metal potrebbe tranquillamente trovare pane per i suoi denti.

Track by Track
  1. Die of thirst - Intro S.V.
  2. Caveman 80
  3. Magic Mushroom 80
  4. Peyote Queen 85
  5. Witch Boogie 85
  6. Mirage of India - Intermezzo S.V.
  7. Road to the temple 75
  8. Ram’s head 80
  9. Electric woman 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
81

 

Recensione di Snarl pubblicata il 20.11.2016. Articolo letto 3234 volte.

 

Articoli Correlati

Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.