Drunken Rollers «Boogie Generation» [2016]
Recensione
Il debutto discografico dei rockers da Firenze Drunken Rollers, edito dalla Perris Records e della durata di circa 39 minuti, è un tipico caso di album non brutto, ma fatto da una band che per ora oltre ad un po’ di sano ed innocuo divertimento, non va.
Il punto è questo: per tutto questo “Boogie Generation” i DR vogliono proporci una sommatoria delle loro influenze musicali e della loro passione per il rock n roll di tutti i tipi, e fin qua niente di male anzi; il problema sorge quando i brani basano la loro ragione di esistere su questo e non molto altro. Ne siano un esempio alcuni brani derivativi, come la title track evidentemente in stile Motorhead e una “Climb the mountain” che cita troppo le ballad dei Metallica più melodici, mentre altre volte i brani sono niente di che, come una “Whiskey and gasoline” che comincia bene in stile country rock, ma che poi dopo una certa mancanza di idee finisce nell’irish rock, o una non imprescindibile “I’ll be there”, per non parlare della superflua “Ballad of the lone rider”, strumentale e del tutto evitabile. A parte questo, tuttavia, va anche detto che altre volte i Drunken Rollers azzeccano il mood particolarmente bene, come nella seconda canzone da singolo, la terza molto in stile AC/DC, la piacevolissima “Rolling down the highway”, o la bella e molto biker style “Devil’s lair”. Questi brani dimostrano come “Boogie generation” sia dunque un disco non fatto da emuli e basta, ma rivelano che tra ci sono le luci come ci sono le ombre, e che la band è capace di prendere i momenti felici delle altre canzoni e mantenerli per un intero brano.
In conclusione: “Boogie Generation” non è mai sgradevole, anzi ha i suoi momenti felici, ma è il frutto di una band che cerca di usare troppi stili tutti ammucchiati senza cognizione di causa e per questo alla fine il tutto finisce per mancare di personalità, con un risultato che suona come un tributo a tutti gli stili di rock che piacciono a questi ragazzi, operazione tanto genuina e onesta quanto purtroppo fine a sé stessa e non imprescindibile per gli altri, contando anche che la troppa eterogeneità dei brani rende certi stili un po’ generici. Il voto tiene conto di questi difetti ma giustifica comunque un disco gradevole e scorrevole, anche se di nicchia.
Track by Track
- Intro S.V.
- Start all over again 65
- Driver’s licence 70
- Rolling down the highway 70
- Whiskey and gasoline 60
- Ballad of the lone rider 55
- I’m gone 60
- Boogie generation 65
- Devil’s lair 70
- Climb the mountain 60
- I’ll be there 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 20.12.2016. Articolo letto 1846 volte.
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