Monkey Ranch «Alone» [2017]

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Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
27.12.2016

 

Visualizzazioni:
2769

 

Band:
Monkey Ranch
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Titolo:
Alone

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Iacopo Ferrari :: Voice, Guitar;
- Francesco Ceccarelli :: Guitar and Vocals;
- Jacopo Geri :: Bass and Vocals;
- Iacopo Sichi :: Drums;

 

Genere:
Alternative Rock

 

Durata:
45' 56"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2017

 

Etichetta:
Red Cat Records
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Distribuzione:
Audioglobe
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The Orchard
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Agenzia di Promozione:
Red Cat Promotion
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Recensione

Provenienti dall’Appennino Tosco Emiliano, i Monkey Rach si formano nel 2012 dando impulso a sonorità punk rock, poi trasformate in un successivo grunge dai toni più cupi in conseguenza di mutamenti all’interno della line up; la voglia di suonare affiancata ad una intensa attività live, vede allo stesso tempo l’uscita di due demo che precedono l’uscita di questo primo full lenght “Alone”. Ed è proprio la tendenza della band a sonorità grunge ispirate prettamente ad Alice in Chains, Soundgarden e Perl Jam, che va a confluire sul contenuto delle dieci tracce racchiuse in questo platter all’interno delle quali, lo sonorità grosse, cupe e rabbiose vanno ben a mettere in evidenza lo stile personale non estraneo a contesti psichedelici oltre che atmosfere desolate. Il lavoro offre quel giusto impatto sull’ascoltatore più intransigente oltre che amante della tipologia grunge anni ’90. L’ apertura con “Butcher”, mette subito in evidenza le caratteristiche sopracitate tra le quali, a fare immediatamente colpo, è il sound oscuro su cui la band, tra alternanze moderata e non si fa apprezzare; il secondo brano “Without Chains, generato su un arpeggio di chitarra acustica unificato ad una ritmica moderata, si presenta meno dinamico del suo predecessore; dai toni tra rock’ n’ blues si presenta “Danny Boy”, un brano sempre avvolto nel vortice delle sonorità oscure che contraddistingue questa band; buono il ritornello che va a caratterizzare completamente il brano; si prosegue con “Freedom” e il successivo “Renegade”, il primo anche troppo moderato e non troppo fantasioso , mentre il secondo, dai toni quasi country misti tra grunge e blues, delizia non poco le orecchie dell’ascoltatore per quella sua particolare propensione agli anni ’90. Nuovo momento dai contenuti cupi con “Unhappy Stories”, dove emerge attraverso il tocco di un rock non troppo inizialmente non troppo dinamico, poi di seguito inebriato dallo spirito grunge nel suo ritornello dai profili corposi; si prosegue con “Pictures of you” un brano dinamico comunque misto tra punk e grunge. Piacevole non poco la proposta di “Dance of the Witch” un brano dal sapore quasi country, non scevro di elementi grunge che la band sa ben interpretare anche in quei contesti meno propositivi; sulla scia del precedente ma con toni maggiormente accentuati per le sue ritmiche accese e contornate di distorti corposi è “Remember Me”, che anticipa il conclusivo “This One”; di oltre dieci minuti di durata per le sue particolarissime ambientazioni desertificate e psichedeliche in apertura che lasciano un vero segno distintivo, poi si trasformato in un rock quasi di matrice settantiana. Una proposta significativamente interessante che non lascia spazi a critiche o a defezioni ma solamente ad elogi che auspicano un ritorno della band, anche in un prossimo futuro, con altrettante proposte pur sempre personalizzate come questa.

Track by Track
  1. Butcher 75
  2. Without Chains 80
  3. Danny Boy 80
  4. Freedom 70
  5. Renegade 75
  6. Unhappy Stories 80
  7. Pictures of You 70
  8. Dance of the Witch 80
  9. Remember Me 75
  10. This One 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
76

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 27.12.2016. Articolo letto 2769 volte.

 

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