Eufobia «Eufobia» [2016]
Recensione
Terzo lavoro in casa dei bulgari Eufobia con il loro dieci tracce intitolato semplicemente “Eufobia” all’interno del quale la band si diletta attraverso un death’n’roll caparbio nei contenuti ed innovativo nel sound. I brani, nel corso dell’ascolto, si rivelano particolarmente melodici, pur essendo sempre supportati da imponenti riff ed andature compatte capaci di lasciare un’impressione soddisfacente. Ciò che va in pratica evidenziato nel lavoro è la dinamica dei contenuti che difficilmente tende ad abbassarsi di livello. L’esperienza della band si ravvisa a cominciare da “Graveyard”, brano d’apertura incentrato su un refrain introduttivo che detta giustizia articolando una ritmica accelerata e divertente; seguono “Hater” e “Liquid of Creation”, due brani dinamici, il primo si culla su un ritornello commerciale già ascoltato e il secondo dà invece vita ad un brano generoso nella propria struttura death all’interno della quale non mancano ritmiche alternate tra contesti al limite dell’eccesso e moderazione; segue “Devotion”, brano dall’apertura quasi rock poi maturato in un death all’interno del quale si percepiscono forse sin troppi elementi che alla fine tendono a soffocare le parti più strumentali; interessante appare invece la proposta di “Fat Sack of Shit” un brano energico e massiccio che nulla lascia al caso risultando completo in ogni aspetto e del successivo “Unspoken”, da ricordare per i suoi particolarissimi contesti melodici oltre che per la dinamica e robusta ritmica; quanto a “Lust”, per risultando elaborato nei contenuti, lascia un po’ a desiderare per la stasi che caratterizza in alcuni punti la ritmica; “Scarecrow” e “Cyber Pervert”, appaiono due realtà ben diverse il primo, per le sue accelerazioni e ritmiche in puro death metal di cui sin ora la band non aveva dato prova essendosi maggiormente incentrata su contesti ritmici più moderni mentre il secondo si caratterizza per la sua particolarissima diversificazione ritmica all’interno della quale si alternano un growl ad uno scream; conclude il platter “Tears of Defloration”, dal riff introduttivo quasi isterico nei contenuti; il brano a poco a poco si evolve offrendo una ritmica apprezzabile non tanto quanto la parte cantata. Il disco complessivamente ben si presenta per la sua compattezza ed il buon sound ma in alcuni passaggi appare sin troppo elaborato nei contenuti rispetto al contesto medio offerto.
Track by Track
- Graveyard 70
- Hater 60
- Liquid of Creation 70
- Devotion 70
- Fat Sack of Shit 75
- Unspoken 75
- Lust 60
- Scarecrow 70
- Cyber Pervert 65
- Tears of Defloration 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine pubblicata il 31.12.2016. Articolo letto 1370 volte.
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