Dharma Storm «Not an Abyss Prey» [2017]
Recensione
Di non semplice collocazione musicale appaiono i Dharma Storm, band nata a Ladispoli nel 2009 che con l’uscita di questo primo full lenght “Not an Abyss Prey” preceduto da un solo Ep nel 2013, racchiude dieci brani scritti dalla sua formazione ad oggi. Dicevamo prima della non semplice classificazione della band in considerazione del fatto che la stessa racchiude heavy, folk, thrash sino a giungere alla musica sinfonica, insomma di tutto e di più che alla fine con molta facilità può creare confusione anche nei confronti dell’ascoltatore. Sotto un profilo compositivo i brani paiono orientarsi alla ricerca dell’esattezza che in definitiva non manca se si tengono conto delle numerose melodie che vanno a completare i brani nella loro strutturazione. I riff di chitarra, quando fanno la loro comparsa, appaiono di modesto contenuto ma complessivamente risultano coordinati nell’assetto generale del lavoro; cosa diversa per il synth che completa esaustivamente ogni brano facendo da cornice allo stesso. In generale si hanno andature non troppo elaborate ma complessivamente apprezzabili. Tra i dieci brani che si risolvono in oltre un ora di ascolto, ricordiamo “Night of the Burning Skull”, che ci conduce in una dimensione prevalentemente sinfonica su una base heavy all’interno della quale la parte cantata sembra essere a suo perfetto agio; bella l’apertura di “Blackout”, dal motivo di chitarra quasi malinconico e oscuro che si antepone ad un successivo heavy misto tra thrash; da ricordare anche “Across the Line of Time”, un altro brano dal sapore sinfonico misto a heavy non troppo fantasioso nei contenuti ma apprezzabile all’ascolto; contesti psichedelici si hanno sul successivo “Emerged”, un brano strutturato su un riff d’apertura che tende a propagarsi per tutto il suo ascolto con alternanze in synth caratteristiche più dell’heavy; uno dei brani forse più d’impatto è “The Possessed One” per il suo accattivante heavy misto nuovamente al sinfonico con qualche spruzzata di prog all’interno del quale la band non si lascia trascinare su monotoni e quasi noiosi prolungamenti; prog e psichedelica miste a heavy si riscontrano nei dieci minuti abbondanti di “Live Together Die Alone” un brano strumentale che da prova di cosa la band riesce a fare unificando tutti i generi inizialmente citati. Il disco appare, come detto inizialmente, di non semplice ascolto soprattutto per i profani che si avvicinano all’Heavy per la prima volta. I numerosi stili adottati della band tendono a confondere un po’ sia per mancanza di unitaria identificazione sia anche per alcune contestualizzazioni che paiono talvolta poco confacenti con i contenuti.
Track by Track
- Immortal Crew 60
- Night of The Burning Skulls 60
- Blackout 60
- Trail of Tears 55
- Across the Line of Time 60
- Emerged 60
- The Possessed One 70
- God is Gone 50
- Live together..Die Alone 65
- Jolly Roger 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 60
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
59Recensione di Wolverine pubblicata il 09.02.2017. Articolo letto 2867 volte.
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