Manetheren «The End» [2017]
Recensione
Nuovo album, il quinto per la precisione, per i Manetheren, gruppo Black Metal atmosferico con metà formazione Americana e metà Italiana per via di alcuni membri dei Frostmoon Eclipse, e che condensa circa 62 minuti di musica in 6 tracce largamente debitrici ad uno stile musicale che sta a metà tra il black metal più atmosferico, certo depressive, e il cosiddetto Cascadian Black Metal, cioè quello dei Wolves in the Throne Room e epigoni vari, per un risultato in verità non male ma anche un po’ pretenzioso e che potrebbe essere meno ripetitivo e andare più dritto al punto.
Sì perché “The End” è un album che nonostante una opener e una quinta canzone non molto memorabili e poco originali, riesce a splendere dal secondo al quarto brano compreso, dove lo stile Cascadian si fa effettivamente sentire molto di più, in maniera molto naturale e meno spigolosa, con il brano migliore dell’album dato dalla grande e autunnale “The ritual”, davvero riuscita, il tutto senza mancare di rispetto alla bella e sognante quarta canzone. Il fatto è che da qui in poi i Manetheren sembrano finire le idee e o vanno ripetendosi un po’, o vanno alla cieca, diluendo tutto un po’ troppo. Ne siano un esempio la quinta canzone, trascurabile, oppure la title track conclusiva, sicuramente più tipicamente black metal e più violenta, ma a volte con certe parti allungate a forza e che alla lunga impediscono al brano di lasciare il segno come dovrebbero. Sembra quasi che i Manetheren abbiano voluto far durare per forza il brano così tanto. Non si tratta di difetti molto gravi, ma per me sabotano un po’ la riuscita del disco.
Insomma, “The End” ha due facce: è bello, aggraziato e potente in alcuni momenti, ma ha anche fronzoli e autocompiacimenti che lo appesantiscono un po’ e che rendono tutto l’album sempre godibile ma un po’ più di nicchia e che poteva dare di più. Questo difetto non toglie il fatto che comunque “The End” è un disco tranquillamente consigliabile all’acquisto se del black metal il sottogenere che vi piace di più è quello più atmosferico.
Track by Track
- The sun that bled 65
- And then came the pestilence 75
- The ritual 80
- Darkness Enshrouds 75
- When All Is Still, There Is Nothing 65
- The end 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 12.04.2017. Articolo letto 958 volte.
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