AA.VV. «Akompilation vol.2» [206]

Aa.vv. «Akompilation Vol.2» | MetalWave.it Recensioni Autore:
FallenAngel »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1123

 

Band:
AA.VV.
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Titolo:
Akompilation vol.2

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:

 

Genere:

 

Durata:
1h 14' 17"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
206

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

L’Akom Production, società della provincia di Rovigo, pubblica il secondo volume intitolato “Akompilation vol.2”, che raccoglie alcuni gruppi del panorama underground italiano ed estero passando da sonorità death e thrash a gruppi che ci propongono i loro suoni alternativi per poi concludere con band punk-rock. Il cd in questione è la dimostrazione che il metal e il rock sono ancora vivi nell’underground grazie a numerose band che suonano ancora per passione senza entrare nel music business che ormai è corrotto come tutti gli altri ambienti.
L’esplosione iniziale dei Last Rites con la loro “Equilibrium” lascia presagire molto bene grazie al loro brutal death a tratti melodico che riprende molto da vicino le sonorità dei Carcass di “Heartwork” unito ad un fraseggio tra un cantato growl molto profondo ed uno scream sempre piacevole e mai esasperato.
A farci sorridere arrivano i Muculords con “Trifolated by ventilator”; a strapparci un sorriso è però solo il nome della band e il titolo del brano; i riminesi ci deliziano con un grind core di ottima fattura, poco più di un minuto di violenza allo stato puro che riesce a convincere nonostante i suoni veramente estremi.
I francesi Karmassacre arrivano alle nostre orecchie con una potenza indicibile; il sound della band, che riprende molto da vicino quello degli americani Deicide, è una vera e propria fucilata che lascia di stucco l’ascoltatore impietrendo le sue orecchie.
Con i romani Fear Flames il suono si ammorbidisce leggermente; la band ci propone un death metal tecnico ma al tempo stesso violento che ricorda molto da vicino le sonorità dei primi Morbid Angel. Chitarre iper-distorte che rasentano la cacofonia si alternano a momenti più lenti e melodici per poi riesplodere in un abbondanza di morbose emozioni.
Cambiamo continente con i Serpent, band proveniente da Tokio, che ci fanno ben sperare con “Cradle of insanity” di chiara matrice In Flames con la presenza di riff power che sinceramente non rendono troppo bene all’interno di una sonorità death melodica tra l’altro molto ben sviluppata nel suo complesso.
Troppo banali invece risultano alle nostre orecchie gli olandesi Dominion; riff triti e ritriti dettano con effetti ben poco originali e cambi di tempo che seguono pedissequamente i cliché del thrash metal più moderno e melodico. Tecnicamente nulla da dire, ma non basta per poter uscire dal marasma delle migliaia di band valide emergenti.
Altra band giapponese presente nella compilation sono gli Sliter che hanno ci propongono un brano di “nu-punk” molto melodico e non eccessivamente ritmato; la voce marcia potrebbe essere una buona idea per portare una ventata di novità al genere, ma, in questo caso, riesce solo ad appiattire una canzone già abbastanza banale di suo.
Con i Beyond The Rage torniamo verso sonorità death con una grossa quantità di melodia; i riff velocissimi la fanno da padrona; pur non essendo troppo originale, la band riesce comunque a ritagliarsi un buono spazio tra le band nazionali in cerca di gloria grazie soprattutto all’incredibile energia che essa riesce a sprigionare con il suo sound.
Veramente poco convincenti sono invece i lecchesi Agabus che suonano un metal ibrido ricco di influenze che provengono dagli ambiti più disparati con l’unico risultato di creare un sound che non è né carne né pesce peggiorato anche da un vocalist che si limita a urlare nel microfono senza cercare la linea vocale che meglio si adatta alle sue capacità.
Che dire invece dei Fe…Dup, band che suona un nu metal che prende spunto da gruppi come Slipknot o White Zombie; il sound della band non mi convince perché ha poco tiro nonostante i riff potenti e le cavalcate di doppia cassa; c’è qualcosa che non quadra e che deve essere sistemato.
I bolognesi G-Zero con “Without breath” ci deliziano con un nu metal con molte influenze rap soprattutto per quel che riguarda il cantato. Ammetto che la band sa suonare e quello che fa lo fa bene, ma il genere suonato è troppo modaiolo per poter significare qualcosa di veramente interessante per un futuro.
Rimaniamo sempre in ambito nu metal con i Nowhere che riescono a stupire grazie al riuscito accostamento tra suoni cupi e potenti ed una voce armoniosa che sa il fatto suo; è proprio questa divergenza a rendere la musica del combo veneto molto interessante dal punto di vista della sperimentazione.
Ci spostiamo in Inghilterra con i Runt che ci propongono un nu metal di buona fattura ma talmente banale e già sentito da passare completamente inosservato ai più e di interesse solo per i veri cultori del genere.
Molto particolare risulta invece essere la proposta dei nostrani Eat Me Clown che sfondano i nostri padiglioni auricolari con sonorità molto vicine al doom con qualche influenza thrash delle più moderne; unico lato negativo della band è il vocalist che non sembra essere sempre all’altezza della situazione.
Come sempre validi sono invece i Juglans Regia che, grazie anche a numerosi anni di militanza nell’underground nazionale, riescono sempre a convincere con il loro rock italiano con influenze hard rock con qualche puntata nel blue’s; il cantato in italiano migliora maggiormente un lavoro già molto valido di per sé.
I Tilt con “Tripudio in Mi” cercano di fare il verso ai Linea 77 aggiungendo qualche spunto personale; dico cercano perché il risultato è di dubbio gusto soprattutto a causa di un cantato che, per la maggior parte del brano, è più un parlato senza inflessioni di tono.
“Always bright” degli Effigy è un ottimo brano di hard rock con molte influenze punk; la band in questione riesce a riprendere lo spirito punk che punta al divertimento di chi ascolta, cosa dimenticata dalla maggioranza delle band odierne.
Rimaniamo in ambito punk con i Lockdown che ci propone un sound divertente e “leggero” che segue pedissequamente tutti i cliché del genere prendendo spunto da band più blasonate come NoFx o Stanic Surfers.
Sentito e risentito invece il sound dei milanesi The Special Guest che con il loro punk banale ed eccessivamente ovvio lasciano indifferente l’ascoltatore.
Discorso ben diverso deve essere fatto dagli Skoda che, pur essendo dei musicisti abbastanza acerbi, riescono a creare un sound punteggiante con influenze ska molto divertenti grazie anche ad un testo in italiano originale e particolarmente convincente.
Mi sono messo le mani nei capelli appena ho sentito la voce degli inglesi Unit; non riesco a capire se il cantato completamente stonato e fuori tempo sia un errore della band o una trovata di originalità; in entrambi i casi la canzone rimane pessima eccezion fatta per alcuni riff carini.
La compilation si conclude con gli Storm of Damnation che suonano un punk abbastanza ovvio peggiorato però da un’eccessiva cantilena per quel che riguarda la linea vocale riuscendo così a perdere ritmo e potenza.

Track by Track
  1. Last Rites - Equilibrium 80
  2. Muculords - Trifolated by ventilator 85
  3. Karmassacre - Manufactured elimination 88
  4. Fear Flames - Freethinker 78
  5. Serpent - Cradle of insanity 80
  6. Dominion - The dark presence 60
  7. Sliter - Lost happiness 55
  8. Beyond The Rage - Solitude of life 87
  9. Agabus - Golpe 53
  10. Fe...dup - Descent 58
  11. G-Zero - Without breath 68
  12. Nowhere - Declaration 81
  13. Runt - Oversize 60
  14. Eat Me Clown - Fall (andream) 69
  15. Juglans Regia - Lacrima Nera 89
  16. Tilt - Tripudio in Mi 57
  17. Effigy - always bright 82
  18. Lockdown - For today 80
  19. The Special Guest(s) - Love? 55
  20. Skoda - Vorrei che tu fossi 83
  21. Unit - Incandescence 49
  22. Storm of Damnation - You’re only an infamous 59
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 78
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 71
Giudizio Finale
72

 

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