Obscura Amentia «The Art Of The Human Decadence» [2017]
Recensione
Con uno stile misto tra doom e black metal il duo degli Obscura Amentia mette in atto il terzo lavoro intitolato “The Art of Decadence Umana” generando nove splendide perle nere dal raffinato gusto tetro oscuro e malinconico. Per chi non conoscesse questo duo, il cui growl è affidato alla bravissima Hel, mentre la parte strumentale a Black Charm, entrambi riescono a generare delle sottili quanto oscure ed atmosferiche melodie capaci di prendere musicalmente spunto da leggende italiane ed annesse immagini horror con tematiche influenzate dalla letteratura all’interno della quale riflettono i propri sentimenti. Inquietante non poco è il growl dal quale la malignità emerge da ogni lato con annessa malinconia e drammaticità; le parti strumentali, di base al cantato, risultano sempre oscure, come sopra detto raggruppandosi in particolari quanto moderate andature black metal dal sapore funereo particolarmente melodiche nei contenuti. “Ocean” apre il platter ed introduce subito l’ascoltatore all’interno di una dimensione maligna ricca di splendidi contesti melodici con annesso particolare ritornello; “Entropy”, pur istituita di un contesto particolarmente funereo, ritmicamente di presenta come un doom con qualche venatura gothic, lento ma dall’effetto particolarmente toccante; la melodia della chitarra, seppur semplice, risulta decisa e incisiva come un coltello che ti affonda le membra sino a farti cadere al suolo; segue poi “The Art of Human Decadence” un altro particolarissimo contesto musicale reso ancor più splendido dall’incredibile scream a cui indubbiamente vanno rese le migliori congratulazioni per il coinvolgimento e l’annessa professionalità meditata e studiata in maniera coerente con lo spirito del lavoro. Non da meno neanche la successiva “Agony” dalla particolare melodia che alterna andature più o meno dinamiche e non poco ricche di fantasiose melodie tutta da ascoltare e assaporare sino in fondo; interessante anche la successiva “Broken”, uno strumentale la cui apertura è affidata ad una sorta di ambientazione post black, se vogliamo così definirla, all’interno della quale un synth in modalità pianoforte malinconico si confonde con il predetto contesto; si prosegue con la successiva “Apathy”, un altro contesto nuovamente misto tra black gothic e doom metal dalle andature particolarmente moderate e rese ancor più d’effetto dall’ormai nota e splendida scream tutta al femminile; si prosegue poi con “Sentenced” e “King” altri due incredibili esempi di come questo duo riesce a rendere delle splendide melodie in un contesto perennemente diabolico e oscuro; conclude il platter “Ananke” un arido strumentale generato dal synth capace di rende il tutto particolarmente pavido e inanimato. Un lavoro semplicemente fantastico.
Track by Track
- Ocean 85
- Entropy 90
- The Art of the Human Decadence 90
- Agony 85
- Broken 85
- Apathy 90
- Sentenced 85
- King 90
- Ananke 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 85
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
85Recensione di Wolverine pubblicata il 17.04.2017. Articolo letto 1533 volte.
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