Presence «Masters And Following» [2017]
Recensione
I partenopei Presence tornano sulle scene a distanza di otto anni dall’uscita dell’ultimo lavoro con questo sesto full lenght intitolato “Masters and Following” composto da ben ventisette brani con cui la band accorpa nuovi brani con materiale inedito, live, cover e lavori appartenenti al passato, insomma un insieme tra nuovo e vecchio. Lo stile che caratterizza la band è prettamente un progressive sinfonico con numerosi agganci classici che si fortificano con hard rock e metal entrando quindi a contatto con le più diverse realtà sonore. E’ possibile innanzitutto dividere il lavoro in due diverse fasi: la prima, che caratterizza i nuovi brani mentre la seconda, il materiale sopraccitato. Il clean femminile, spesso tipicamente lirico, si caratterizza al meglio soprattutto nei passaggi più classici e malinconici; pur non essendo investito da un’ottima produzione il lavoro mette in evidenza le capacità del trio che tra alti e bassi in definitiva riesce ad offrire un soddisfacente ascolto. Quanto alle sopraccitate fasi, la prima offre un senso di maggiore compiutezza tenuto conto anche della maggiore resa del sound; i primi tredici ascolti che vanno a identificare il nuovo album, si susseguono più o meno in maniera scorrevole e tra i migliori identifico “The House on the Hill” in cui probabilmente emerge quella vena compositiva maggiormente imponente, sia per il sound che per la buona interpretazione del clean vocale; segue poi la cover dei Judas Priest “Freewheel Burning” dinamico e piacevole nelle realizzazione al pari di “Symmetry”, altro buon brano misto tra prog e metal capace di offrirci un discreto componimento musicale purtroppo però penalizzato dalla produzione che non ne esalta come dovuto i contenuti; altro interessate brano è poi “The Revealing” che in sostanza va a chiudere i contenuti del nuovo disco della band; il brano si caratterizza per le sue particolari andature, moderate ma dai tratti quasi misteriosi e oscuri dove non mancano i caratteristici richiami di matrice classica. Si passa poi alla seconda parte del lavoro che è sostanzialmente quella entusiasmante sino ad un certo punto: “Scarlet”, brano d’apertura, sembra quasi appartenere ad un contesto musicale completamente differente rispetto a quello a cui eravamo stati sin ora abituati, ma purtroppo non in meglio a causa della carenza di contesti prog metal che rendono in alcuni casi i brani sin troppo piatti nei contenuti; seguono poi un paio di brani live “The Sleeper Awakes” e “Lightneing” che paiono caratterizzare più la colonna sonora di un film americano anni ’90 nelle scene più romantiche; un brano non live è “Hellish” e i suoi successivi che nuovamente caratterizzano tutta un’atmosfera sin troppo romantica che poco o niente ha a che fare con il metal. Tirando le somme, il disco, come già sopra accennato, si divide in una prima parte in cui emerge più lo stile caratteristico della band, mentre nella seconda parte, si ha un contesto quasi fuori luogo, solamente liricizzato da un buon clean vocale in un contesto classico con rarissimi sprazzi di hard o metal o meglio progressive.
Track by Track
- Masters And Following 65
- Deliver 65
- Now 60
- Interlude S.V.
- The House On The Hill 75
- Free wheel Burning 60
- Space Ship Ghost 65
- This Town 60
- Prelude S.V.
- Symmetry 75
- Collision Course 60
- On The Eastern Side 60
- The Revealing 75
- Scarlet 50
- The Sleeper Awakes 50
- Lightneing 55
- The Dark 55
- Eyemaster 60
- Just Before The Rain 60
- The Bleeding 65
- Undiquandoleveneri 60
- Overture S.V.
- Hellish 55
- Jaccuse 60
- Macumba 60
- Supersticiuous 55
- The king could die issue less 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
62Recensione di Wolverine pubblicata il 06.05.2017. Articolo letto 1446 volte.
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