Blackened Symphony «Blackened Symphony» [2017]
Recensione
Discreto e nulla più il quarto album dei Blackened Symphony da Pordenone (quinto se si conta anche un full fatto a nome Black Symphony), band metal moderna che per tutti e 38 i minuti della durata ci prova e ci riprova, ma il cui songwriting resta ancorato ai luoghi comuni di certo groove metal di stampo moderno e a certo metalcore condito dalla tastiera che dona un po’ più di atmosfera.
In questo caso, il problema della band è dato musicalmente da una serie di composizioni che centrano il tiro all’inizio, ma che poi non lo sanno mantenere col passare dei minuti, forse perché manca qualche idea in più o perché certe lungaggini rendono i brani troppo manieristici e ripetitivi. Ne siano un esempio la debole opener “Chain” e la parte centrale dell’album (dalla quinta alla settima compresa), che denotano errori grossolani di arrangiamento, ritornelli poco speciali, parti conclusive sfumate inopportune e a volte una crisi d’identità di questi brani, che non si sa se vogliono suonare melodici o cattivi. Ma il vero problema, purtroppo, è dato dalla voce di Leo, il cantante, che purtroppo non brilla certo per espressività, e che invece si ostina proprio su questo tasto dolente, rendendo le parti parlate e le linee vocali ben poco incisive e comunicative, senza contare certe tonalità davvero troppo languide. Certo, il resto dei brani è grosso modo migliore, e per lo meno quando i BS decidono di insistere su uno stile più canonico riescono a centrare meglio l’obiettivo e a rendere tutto più coeso, ma comunque non si tratta di brani che fanno saltare il banco, anche per via dei difetti suddetti, che comunque sono presenti anche se meno invasivi. Non aiuta una tastiera presente assolutamente ovunque, che rende tutto atmosferico anche quando non è necessario, e che alla fine annoia in quanto fin troppo insistita.
Insomma: il nuovo disco dei Blackened Symphony autointitolato non sarà un disastro, ma è un ripasso di come fare un metal moderno generico e con alcuni errori d’immaturità stilistica abbastanza preoccupanti se si considera che la band non è debuttante, e questo per me è un difetto grave, che rende l’album molto meno competitivo di ciò che si sente sul mercato. Se siete amanti sfegatati del metal moderno provate ad ascoltare questi Blackened Symphony, ma per me il rischio che questo cd rimanga ad accumulare polvere c’è eccome.
Track by Track
- Slave of ourselves - Intro S.V.
- Chain 55
- Looking through suicide 60
- Frozen sun 65
- I will remember 50
- Like a butterfly’s life 55
- Self Control 55
- Rebellion 60
- One day 60
- 40 Seasons 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
59Recensione di Snarl pubblicata il 29.05.2017. Articolo letto 1209 volte.
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