Sincarnate «In Nomine Homini» [2017]
Recensione
Ed ecco, per me, la new sensation in ambito death metal atmosferico: i Sincarnate da Bucarest!
Presentati come una band doom/death, in realtà in questo “In nomine homini” ci propone ben 61 minuti e mezzo di una musica che in realtà suona sempre chiaramente death metal, ma i cui compositori mostrano un debole per parti atmosferiche più che aggressive, seppur su tempi di batteria molto spesso veloci e solo a tratti più rallentati ma comunque mai doom. Ma il vero punto di forza dei Sincarnate viene appena accennato nella opener “Attende Domine” ed esplode nei brani successivi: una coralità stupefacente, che prende parti cantate con voce pulita dal tocco vagamente teatrale, e le inserisce perfettamente nel contesto dei brani. Questo lo si nota sia in “Agrat Bat Mahlat”, che soprattutto nella molto originale “Curriculum Mortis”, in cui trovate più eclettiche come un arpeggio sul blastbeat contribuisce a donare stravaganza quasi avantgarde su di un brano che comunque rimane molto potente, anche se l’evocatività dei brani tocca il suo picco nella quarta e quinta canzone, dove l’incursione di tutte le componenti del sound suddette viene dosata in maniera eccellente, semmai aggiungendo ulteriori dettagli come la chitarra solista, ma il risultato qui è ai massimi livelli del disco per quanto riguarda la componente atmosferica, mentre le parti più brutali non mancano in altri brani e ci ricordano la pesantezza di cui è capace questa band, leggasi la fine della sesta canzone.
Questa è solo metà dell’album, e la descrizione di soli questi brani è comunque sufficiente a descrivere la competenza di “In nomine homini”, un disco fatto da una band che maneggia l’atmospheric death metal con una sapienza impressionante, e che per tutto l’album mi ha fatto pensare che varrebbe la pena di vederli da live prima di bands come Rotting Christ o Septic Flesh, per la spiccata vena atmosferica eppure aggressiva e a volte maestosa di questi brani che non stonerebbe. Certo, la seconda metà del disco pur non calando mai di livello vede forse i Sincarnate ripetersi un po’ e fare dei brani che, seppur belli e non sfiguranti coi brani in apertura, non agiungono molto a quanto già detto prima, se si eccettua la grandiosa “Liwyatan”, tra le migliori dell’album, ma è un piccolo difetto di cui, francamente, non me ne importa: “In Nomine Homini” è un grande album ed è assolutamente consigliato agli amanti del death e del black più atmosferico, nonché anche molto consigliabile a chi cerca un album death metal non troppo fissato con la tecnica. Che sorpresa!
Track by Track
- Attende Domine 80
- Agrat Bat Mahlat 85
- Curriculum Mortis 85
- She-Of-The-Left-Hand (Pistis Sophia) 90
- In Nomine Homini 90
- The grand inquisitor 85
- Lamentatio christi 80
- Dies Illa 80
- Liwyatan 90
- De luctum perpetuum 85
- Atonement 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 90
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
84Recensione di Snarl pubblicata il 11.06.2017. Articolo letto 1569 volte.
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