Azarath «In Extremis» [2017]
Recensione
Ritornano dopo anni i formidabili Azarath con il loro sesto album, una band che si è fatta parecchio notare nella propria carriera sia per via di indubbi meriti discografici, sia per essere la band da cui proviene (e continua a suonare) Inferno dei Behemoth.
E che ci sia lui alla batteria si sente, ma è circondato da altri tre musicisti davvero fenomenali che sin dalle prime note dell’opener ci fanno capire che qua si picchia duro per tutti e 39 i minuti, con un incedere di questa canzone talmente ostinato e prepotente che va a ricordarmi i Krisiun di “Works of Carnage”, tranne che per una conclusione più personale. Per il resto, come forse è normale aspettarcisi, si possono sentire distintamente influenze dei Behemoth per alcune solennità su tempi lenti ma massicci come la quarta e la quinta canzone, e dei Vader nel secondo brano ad esempio. E nonostante queste influenze musicali, il disco suona incredibilmente personale e ben congegnato; ma non solo: nonostante picchia molto per tutta la sua durata, “In extremis” riesce nell’impresa di riuscire a non suonare affatto monodirezionale o troppo omogeneo, anzi si sente che “The slain god” è una canzone più da singolo, per via di una certa epicità alla fine del brano e per un chorus molto cantabile, pur non risultando affatto commerciale, così come si sente che la parte più brutale del disco sta dalla seconda metà in poi, e quella più tecnica arriva alla fine, con una “Death” inquietante e con tempi dispari, ma anche velocissima e che non ti fa tirare il fiato neanche un po’, come se specialmente dalla quinta canzone il disco non tirasse abbastanza mazzate e fendenti in continuazione. Certo, potrei parlarvi di quanto “Into the nameless night” sia la mia canzone preferita, un vero martirio sonoro che denota la violenza in crescendo dell’album, ma onestamente credo che non serva: i fan del death metal, specialmente provenienti dalla scuola est europea, dovrebbero già ampiamente conoscere questa band e l’acquisto per loro (ma anche per i fans del death metal più brutale) è praticamente obbligatorio, nonché particolarmente consigliato anche per i meno esperti di questo genere per tastare con mano come si fa a fare death metal a passo coi tempi.
Track by Track
- The triumph of ascending majesty 85
- Let my blood become his flesh 90
- Annihilation (Smite all the illusions) 85
- The slain god 85
- At the gates of understanding 85
- Parasu Blade 85
- Sign of apophis 90
- Into the nameless night 90
- Venomous Tears (Mourn of the Unholy Mother) 85
- Death 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 90
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
87Recensione di Snarl pubblicata il 14.06.2017. Articolo letto 1669 volte.
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