Where The Sun Comes Down «Welcome» [2017]
Where The Sun Comes Down
Titolo:
Welcome
Nazione:
Italia
Formazione:
Thomas Hand Chaste :: Drums, Guitar, Bass, Keyboards
Alexander Scardavian :: Guitar Solos
Sanctis Ghoram :: Sampled Phonetic Vocals
Claude Galley :: Bass
Genere:
Rock / Metal
Durata:
37' 19"
Formato:
CD
Recensione
E dal niente, con una copertina francamente scoraggiante, arrivano i Where the Comes Down al loro debut album (credo) di stoner doom molto old school per 37 minuti ripartiti in 7 canzoni. Con una formazione che ha solo ed esclusivamente membri originari dei Death SS o che hanno suonato con Paul Chain. La biografia dice, tradotto, che “questo è quanto di più vicino ai Violet Theatre si possa fare”. E il mio giudizio è: sì. Assolutamente sì. Fortissimamente sì.
“Welcome” è un album che per tutto il tempo mostra un songwriting lento, fangoso, ma stranamente anche melodico e decisamente agile, che con qualche nota e diversi assoli di chitarra riesce ad essere estremamente comunicativo e istintivo nelle sue partiture malate in tutto l’album, sia per quanto riguarda la malattia dell’opener “Mister Lie”, sia per quanto riguarda il tocco con l’organo di “A snowin’ day”, che dona a questo brano un mood speciale che compenetra perfettamente sonorità più macabre con uno stile quasi strampalato, sfatto e delirante. Ed è solo l’inizio: da qui in poi i WTSGD con i mood e le sfumature musicali ci fanno letteralmente ciò che vogliono, usando l’introspezione di “Voyage”, la stralunatezza quasi da post sbronza di “Myself” passando per episodi maligni e criptici della title track fino alla quasi spensieratezza di “Because we were fools”, il tutto con un brano finale che è per metà un esperimento con la voce, e a condire questo quadro ancora più pazzo, una decisa aggiunta di improvvisazione. Sì, perché sono sicuro che parti di questo “Welcome” sono improvvisate e anche raffazzonate, volendo, con l’assolo di “Mister Lie” chiaramente improvvisato e registrato nonostante incertezze, pizzicate di corde vuote e rumorini, eppure ciò non inficia per niente la riuscita del brano, che semplicemente continua imperterrito a battere chiodo sull’atmosfera ricreata dalla band, così come improvvisata pare la conclusione di “Voyage”, che pure non cambia lo stile pazzo e sperimentatore di questi ragazzi.
Il risultato finale è semplicemente: io sono strabiliato. Dove tanti gruppi stoner usano questo genere perché è un rock più facile da fare, o semplicemente si arrampicano attorno a “Hole in the sky” dei Black Sabbath, i Where the Sun Comes Down fanno il loro lavoro e surclassano tutti con una semplicità disarmante che mi fa solo dire “magari tutto lo stoner fosse così”. Io non ho parole. Disco imperdibile per gli amanti delle sonorità a chitarre ribassate, ma talmente ben fatto che io lo consiglio parecchio anche ai fan di rock classico, metal classico, doom più oscuro, horror music e affini. Da pazzi.
Track by Track
- Mister Lie 90
- A snowin' day 90
- Voyage 90
- Myself 90
- Welcome 90
- Because we were fools 90
- Where the sun comes down 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 95
- Tecnica: 95
Giudizio Finale
89Recensione di Snarl pubblicata il 07.10.2017. Articolo letto 1469 volte.
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