Mexican Chili Funeral Party «Mexican Warrior's Revenge» [2017]
Recensione
Colpisce in positivo il secondo album degli stoner rockers milanesi Mexican Chili Funeral Party, un album che non sempre suona originalissimo e che anzi a volte, specialmente all’inizio, va a citare i Queens of the Stone Age e i Los Natas, ma che invero perlopiù scorre via in maniera estremamente godibile e liscia, per un disco da sentire tutto d’un fiato e che colpisce per il tiro delle composizioni dirette e sfrontate all’inizio e più con uno stile bluesy e desertico nel resto dell’album.
Ma i nostri MCFP non sono solo questo: con il passare del tempo e a partire da “Ranger” il sound va differenziandosi, passando da qualcosa di più scarno nella suddetta canzone, ma graziata da un eccellente lavoro vocale, ad un sound più evocativo e corale, quasi tribale, in “Waiting for the sun”, anche se il picco compositivo è certamente dato da “Lu Curt”, dove i suoni diventano ombrosi e più diafani seppur sempre caratterizzati da questo stile desertico che indubbiamente sembra rappresentare il trademark di questi ragazzi. E il lavoro di chitarra solista è un altro dei punti a favore di quest’album, con gli slide della già menzionata “Lu curt” e con i riff zeppeliniani della conclusiva “Seul B”, lenta e poderosa, molto efficace. Va anche detto, però, che c’è un po’ di possibile miglioramento qua e là ravvisabile in certi brani sinceramente poco importanti, come la quarta e la settima canzone che avranno anche il proprio significato per la band, ma che poco aggiungono al tutto, così come “Tomahawk” e “11” mancano il bersaglio in maniera abbastanza palese, rovinando un po’ il retrogusto che ti lascia l’album. Non è un errore grave, ma forse disperde un po’ il potenziale dell’album, che da questo punto di vista dona ai nostri uno sviluppo di songwriting per il futuro.
In conclusione, “Mexican warrior’s revenge” è comunque un album più che consigliabile per chi cerca un disco stoner ma anche marcatamente rock e che non tiene conto né delle lungaggini né degli sperimentalismi astrusi del doom. Dategli una chance.
Track by Track
- Intro S.V.
- Vespucci 75
- Power of loVe 75
- La ballata del Korkovihor Pt.II 65
- Ranger 75
- Waiting for the sun 75
- 1605 - Intermezzo S.V.
- Lu Curt 80
- Tomahawk 55
- 11 60
- Seul B 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl pubblicata il 25.10.2017. Articolo letto 1014 volte.
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