Lento «Fourth» [2017]

Lento «Fourth» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
22.12.2017

 

Visualizzazioni:
1656

 

Band:
Lento
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Titolo:
Fourth

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:

 

Genere:
Strumentale

 

Durata:
46' 14"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
06.10.2017

 

Etichetta:
Consouling Sounds
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Viral Propaganda PR
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Recensione

Agonizzante, folle, indefinibile come genere, il trio capitolino Lento dà alla luce a cinque anni di distanza dal suo ultimo lavoro “Anxiety Despair Languish”, questo splendido “Fourth”, uno dei più inquietanti spettacoli sonori, se così possiamo definirlo, generato attraverso dieci brani strumentali in assetto variante tra post metal doom sludge. Ciò che dà manforte al platter è l’incredibile quanto assoluta personalità della band alla creazione di tali potenti vortici che avvolgono e ipnotizzano l’ascoltatore nelle viscere più oscure. devastanti assetti, ambientazioni oscure e tetre, danno vita a ritmiche polivalenti, tra riff avvolgenti di matrice sludge e aride, quanto inaspettate basi dal sapore desolante e inquietante. Indubbiamente la band, forte anche dell’esperienza maturata in quindici anni di attività soprattutto vissuta tra numerosi live Europei, è riuscita a districarsi dalla massa per andare a fondere quanto di meglio si possa ottenere in un genere misto ma che per sola ed unica semplicità andiamo a riconnettere nel binario del post metal. L’ascolto, ovviamente diretto ai soli ed esclusivi fan del genere, potrebbe, alle orecchie del profano, apparire ripugnante, inutile e banale, ma è di fatto è impossibile non rimanere ammaliati da ciò che si realizza tra andature quasi anomale, controtempo, che vanno a districarsi tra chitarra e basso in maniera quasi morbosa. Scioccanti sono alcuni brani tra cui l’opener “A Penchant For Persistency” la cui andatura ma i cui ipnotici assetti rendono sin da subito l’idea di cosa ci aspetterà nell’ascolto nelle rimanenti nove tracce; desolante nella maniera migliore “Let bygones be bygones (a grievance)” per sue note in apertura materializzate su uno scenario ambient desolante paragonabili ad un qualcosa che delinea un contesto delirante dopo una carneficina di massa. Un disco pazzesco che decreta lo spessore compositivo e l’ innata personalità di una band maledettamente di classe.

Track by Track
  1. A penchant for persistency 80
  2. Some disinterested pleasures 85
  3. Undisplaceable or a hostile levity 90
  4. A gospel of resentment 85
  5. Last squall before the crack 85
  6. Cowardly compromise 90
  7. In itself 90
  8. Self conviction or belief 85
  9. Let bygones be bygones (a grievance) 90
  10. A matter of urgency 90
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 95
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
88

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 22.12.2017. Articolo letto 1656 volte.

 

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