Chrome Sky «Artificial» [2017]
Recensione
“Artificial” dei Chrome Sky è una release che suppongo essere di debutto di un duo di ragazzi italiani (dei quali uno risiedente ad Amsterdam), e si propone in questi 34 minuti di proporre un mix tra tutto ciò che c’è di electro (dall’EBM all’industrial passando per certa jungle e drum n bass) con tutto ciò che c’è di distorto, ovvero rock, metal e affini. Un compito dunque ardito, sicuramente elogiabile per la voglia di questi ragazzi di fare ciò che vogliono senza limiti, ma il cui risultato va purtroppo ben poco oltre un certo divertissement personale.
E dico “Purtroppo” perché è tangibile in questo album un certo entusiasmo compositivo. Lo si sente: i Chrome Sky cercano di non porsi limiti, intraprendono mille direzioni ma non ne approfondiscono neanche una, o se lo fanno, lo fanno con soluzioni stilistiche difettate, come la title track d’apertura che tenta di mixare un certo electro synth pop col rock ma con le influenze che restano scollate tra loro, mentre in “Corruption” è l’andamento sghembo e la mancanza di un ritornello piacevole a rendere poco scorrevole il brano, tanto più se verso la fine si aggiungono influenze metal estremo davvero inopportune e che costituiscono una soluzione stilistica stereotipata, errore che si ritrova anche in “Redemption”. Paradossalmente, è proprio quando i Chrome Sky non suonano così contaminati che i risultati migliorano, ma anche qui si varia troppo musicalmente, con una “My male function” fin troppo rock n roll che stacca troppo, e che a sua volta stacca troppo dalla conclusiva “My scars”, fin troppo industrial e diversa da tutto il resto, meno contaminata e più lineare ma purtroppo anche che va a ricordarmi troppo da vicino “Ich will” dei Rammstein. Alla fine dell’ascolto dell’album appare chiaro che i Chrome Sky sono una di quelle bands al debutto che invece di andare troppo sul sicuro fanno troppo gli scavezzacollo, usando troppe influenze, mettendo troppa carne al fuoco e proponendo dei brani non inascoltabili, ma poco competitivi se paragonati a bands attive nello stesso filone.
In conclusione: è vero che fare questo genere a volte è frustrante, perché il pubblico ha occhi solo per i grandi nomi e disdegna quasi tutto ciò che c’è nell’underground, ma è anche vero che “Artificial” dei Chrome Sky, come detto sopra, è uno sfogo creativo tanto eclettico quanto fine a sé stesso, che parte troppo per la tangente e che ci mostra una band che (a mio avviso) mischia i generi più per titubanza che per vera ecletticità. Diamo una pallida sufficienza d’incoraggiamento a questi ragazzi, che comunque possono migliorare e che hanno la sola colpa dell’inesperienza, ma ciò non toglie che il lavoro da fare per arrivare a livelli più alti c’è, ed è parecchio.
Track by Track
- Artificial man 60
- Corruption 55
- My male function 65
- The chrome sky 60
- Redemption 60
- I dream of the day 60
- My scars 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
61Recensione di Snarl pubblicata il 05.01.2018. Articolo letto 1243 volte.
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