Folk Metal Jacket «Eulogy for the Gentle Fools» [2017]

Folk Metal Jacket «Eulogy For The Gentle Fools» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
14.03.2018

 

Visualizzazioni:
1439

 

Band:
Folk Metal Jacket
[MetalWave] Invia una email a Folk Metal Jacket [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Folk Metal Jacket [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Folk Metal Jacket [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Folk Metal Jacket [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina SoundCloud di Folk Metal Jacket [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina BandCamp di Folk Metal Jacket

 

Titolo:
Eulogy for the Gentle Fools

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Mattia Barbieri :: Banjo
Alberto Malferrari :: Bass
Gabriele Sarti :: Keyboards
Federico Di Cera :: Guitars, Screams
Marcello Andreotti :: Guitars, Clean vocals
Federico Malacarne :: Drums

 

Genere:
Folk Metal

 

Durata:
1h 7' 2"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2017

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Questo “Eulogy for the gentle fools” dei Modenesi Folk Metal Jacket costituisce un caso abbastanza spettacolare di band che dice di fare un genere, ma in realtà ascoltando il disco è palese che la vera anima della band sta da tutt’altra parte. Sì perché a giudicare dalla copertina e dal nome della band appare evidente che in questo EFTGF dobbiamo aspettarci un’oretta di folk metal, magari stile irish pub in versione metal. Non molto originale, ma ci può stare tranquillamente. In realtà, il songwriting di questa band è di fatto un treppiede che a volte si appoggia al folk fatto col banjo, a volte al metal, ma molto più spesso al prog, con tutti e tre questi genere poco o per nulla mescolati tra loro.
Ebbene sì: EFTGF si barcamena tra queste influenze in tutte e 15 le canzoni di quest’album in un modo tutto suo, non le amalgama e si sentono distintamente le varie influenze in diverse parti. A suo modo i brani scorrono, tuttavia. Disorientando e spiazzando, ma scorrono e mostrano che i FMJ hanno comunque cercato di metterci del proprio senza fare le cose a casaccio; ragguardevole, ma il discorso è che comunque sia, ascoltando le canzoni c’è sempre qualcosa che va a sbattere con le altre influenze. Se si suona infatti folk, le chitarre sono assolutamente troppo basse, si sentono perlopiù banjo e tastiera, ma soprattutto oltre a suonare un po’ troppo tipo Finntroll, le parti prog finiscono per rendere il brano troppo allungato e poco divertente, se si suona prog, il folk va a sparire e di fatto banjo e strumenti simili fanno solo da evitabile accompagnamento, e se si suona metal ci si concentra per poco su di esso per poi tornare sui lidi musicali descritti poc’anzi. Insomma: EFTGF varia troppe volte all’interno delle canzoni, disorienta e ci sono decisamente troppi brani, che rendono l’album anche ripetitivo verso la fine. Solo in certi casi il sound diventa più esplicativo di ciò che voleva fare, e qui più che mai appare evidente che la band si cimenta in questo genere, ma gliene riesce un altro. Mi riferisco a “The river”, che denota appunto questa eccessiva frammentazione delle influenze, nonché alla conclusiva “The devilish touch”, ovvero un outro jazzato dove incredibilmente la band suona naturale, come se finora avessimo sentito i Folk Metal Jacket con una maschera.
Confusi? Anch’io, sinceramente. “Eulogy for the gentle fools” ha il merito di provare a suonare ostinatamente personale e di fregarsene dei cliché, e per questo rispetto i Folk Metal Jacket, ma ciò non toglie una cosa: questa band non suona affatto naturale e il miscuglio di idee proposto seppure affascinante non è ingegnoso e resta vittima di sé stesso, anche per via di una smodata voglia di strafare nel disco, che porta questi ragazzi a fare troppi brani senza troppe idee. In conclusione: c’è chi la bocciatura se la merita e chi non se la merita, ma i Folk Metal Jacket appartengono alla seconda categoria. Con rammarico, perché si sente che provano a fare qualcosa di bello e di personale, ma nonostante le belle intenzioni, il risultato non è niente di che. E di consigliare un album solo per le belle intenzioni io sinceramente non me la sento.

Track by Track
  1. Traveller's Song - Intro S.V.
  2. A dreadful painting 60
  3. The forest 55
  4. Spirits' dance 60
  5. Azathoth's call 55
  6. Nepenthes rajah 55
  7. Heroes' Paradox 55
  8. The river 55
  9. Water rings 55
  10. Fireflies serenade 60
  11. Zoe 50
  12. The mist 50
  13. Declivio - Intermezzo S.V.
  14. Catarsi 60
  15. Devilish touch - Outro S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 40
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
58

 

Recensione di Snarl pubblicata il 14.03.2018. Articolo letto 1439 volte.

 

Articoli Correlati

Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.