Downflyers «Frequency» [2018]
Recensione
Da Brescia, i Downflyers debuttano con questo “Freequency”, un disco ispirato al punk rock americano di matrice californiana a modello di Blink 182 e Green Day che si rileva particolarmente melodico, forse anche un po’ troppo sdolcinato per i gusti di chi scrive. Indubbiamente il tutto risulta coerentemente curato nei dettagli offrendo tutta la personalità e la propensione della band per il genere all’interno del quale non mancano richiami anche più elettronici e quant’altro. La band ideologicamente colloca il lavoro tra una fantomatica lotta tra il silenzio e il suono all’interno della quale il protagonista principale alla fine si libererà dalla morsa del condizionamento per il primo, grazie alla forza del secondo (la musica). I brani, in definitiva, paiono egregiamente suonati ma il lavoro dà l’impressione di peccare di originalità favorendo una modalità in alcune parti ai limiti del pop; Il clean vocale, risulta particolarmente espressivo al pari anche della struttura dei brani che ben mette in evidenza l’indole della band ma, come sopra accennato, se vi aspettate un disco casinaro alla Blink 182 o ancora ispirato ai Green Day, siamo un po’ fuori strada anche perché a prevalere è sin troppo il lato sentimentale piuttosto che quello rocchettaro punk che di tanto in tanto permane ma è condizionato da una linea piuttosto soft melodica. Tra i brani, dopo la sfuriata apparente di “Heartbeat”, probabilmente quelli un po’ più all’americana, ricadono su “ And His Name Is Anthem” ; mentre “We Want be Afraid/interluide”, dall’apertura molto alla Green Day, cede poi però il passo ad un contesto rock punk moderno molto soft nella riuscita. Anche “Bleeding Skies”, apparentemente punk rock moderato, si condiziona con effetti elettronici giocando in parte sul ritornello quasi più d’effetto su una perfomance live. “The Road So Far (Don’t Die Here)” chiude il disco ancora una volta offrendo un contesto rock elettronico in linea con il modo di interpretare questo genere da parte della band. Il lavoro, pur se discretamente suonato, in definitiva appare più che altro un tentativo punk rock, sin troppo inebriato di sentimentalismi e un po’troppi passaggi soft.
Track by Track
- Frequencies S.V.
- Heartbeat 60
- Obey! 55
- And His Name Is Anthem 60
- Times New Romance 55
- Funeral Of Me 55
- We want Be Afraid - Interlude 60
- Bleeding Skies 55
- Silence 55
- The Road So Far (Don’t Die Here) 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
60Recensione di Wolverine pubblicata il 13.05.2018. Articolo letto 779 volte.
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