Valgrind «Blackest Horizon» [2018]
Recensione
Tornano i death metallers emiliani Valgrind con la terza uscita in carriera intitolata “Blackest Horizon” che si mantiene abbastanza in linea con le precedenti uscite. Il lavoro, prettamente orientato con l’oramai consolidato stile della band verso la scena death metal d’oltre oceano anni ’90, si ispira, in alcuni casi anche sin troppo, ai californiani Morbid Angel ma anche a Pestilence e Monstrosity. I riff e le andature risultano tirate dall’inizio alla fine offrendo delle angolature appena più melodiche mentre il growl, offre un effetto accontentabile. Come detto i Morbid Angel paiono in sostanza la maggiore fonte di ispirazione della band tanto è vero che per alcuni lead vengono utilizzati gli stessi effetti di Azagthoth; la ritmica di batteria risulta molto diretta anche se tende spesso a concentrarsi più sulla velocità che sulla tecnica; interessanti risultano i contesti di sottofondo in synth che di tanto in tanto fanno la loro comparsa per rendere al meglio l’effetto più infernale sulle tracce. La band parte all’impazzata con “Victoriuos” un brano tirato dall’inizio alla fine all’interno del quale non mancano i richiami alle sovra citate band; mentre rimane abbastanza contestualizzata sulla stessa linea sia melodica che compositiva per brani quali “Sunken Temple of Initiated” e “Sacrifical Journey”; il disco si chiude con “Last Angel”, un brano suddiviso in tre parti la prima delle quali “Into the Unknow”, molto tirata ma con diversi stacchi più melodici ed orecchiabili; “The Psychonaut”, dove un nuovo cambio ritmico e dinamico non particolarmente potente lascia scandire e apprezzare ogni singolo passaggio; l’ultima parte è “Hades Horseman”, dove prevale un’andatura molto blast beat con stacchi diretti ad offrire una linea compositiva appena più fantasiosa in attesa della tetra chiusura di un synth in modalità pianoforte. Il disco, come già precedentemente detto, appare poco personale per l’eccessiva fonte ispiratrice che ne condiziona non poco il carattere e la personalità; al di là di tutto, i brani lasciano ben emergere una discreta quanto indiscussa dimestichezza della band a saper suonare il genere.
Track by Track
- Victorious 60
- Sunken Temple of Initiated 60
- Third And Last 60
- The Blackest Horizon 65
- Sacrificial Journey 60
- The Empire Burns 65
- The Fist S.V.
- Last Angel (Into the Unkown) 65
- Last Angel (The Psychonaut) 70
- Last Angel (Hades Horseman) 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
63Recensione di Wolverine pubblicata il 16.05.2018. Articolo letto 1823 volte.
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