Geisterfels «La Névrose De La Pierre» [2017]
Recensione
Disco di debutto per i Blacksters francesi Geisterfels, una band che salta la trafila di demo ed Ep per arrivare direttamente al full length, e che condensa 38 minuti e 30 in 7 brani più intermezzo suonato di ciò che loro definiscono “Atmospheric Black Metal”. Un’etichetta totalmente erronea, francamente. Perché se con un nome del genere si può pensare a qualcosa derivato dal Post Black, sappiate che i nostri ragazzi vanno invece in direzione ben diversa, ovvero un suond che punta molto sulla chitarra, con un’abbondanza di variazioni ritmiche e cambi di tempo e un approccio incredibilmente old school, ma non per questo scarno o derivativo.
Si sente infatti spesso parlare di Black Metal anni 90, ma poche volte si arriva davvero a sentire qualcosa che suona davvero in quello stile, con lo stesso ingenuo entusiasmo e con stilemi compositivi che non sentono né il peso del trademark delle bands storiche, né sembrano assolutamente qualcosa di prodotto al pro tools. Il disco di debutto dei Geisterfels è proprio questo: è un disco genuino, che ti affascina nell’opener e t’incuriosisce, che ti prende decisamente nella “La sentinelle du Rhin”, minimale e un po’ meno melodica ma anche più ritmata, o in “Im Nebel”, tanto naive quanto efficace, vivace e variegata a livello di iffs, caratterisctica che riguarda anche la stessa “Geisterfels” o la sesta e la settima canzone, l’ultima delle quali si distingue per un risultato più maestoso a tratti. Ne risulta dunque un album molto personale, vivace e che incredibilmente suona un tipo di black metal direi quasi desueto, ma non fuori dal mondo, ma che ha tuttavia il difetto di essere anche un po’ troppo naive, dove questo stile musicale ritmicamente nervoso di fatto non cambia mai più di tanto, finendo per rendere il disco un po’ troppo omogeneo, e soprattutto che tira fendenti un po’ a caso, risultando in qualche brano generico, o parti sinceramente meno comprensibili. Questo difetto rende il disco meno riuscito di quello che poteva essere, perché se da un lato ci troviamo di fronte a una band che utilizza degli stili musicali ricercati e dimenticati ma non certo obsoleti, la riuscita globale delle canzoni denota anche una efficacia che non sempre c’è, e che di fatto oltre che a rendere il disco un po’ di nicchia, ne spreca anche il potenziale.
Ciò non toglie che “La nevrose de la pierre” è comunque un album consigliabile per chi ricerca un disco black metal originale, velato da un certo gusto vintage, dove per “vintage” non s’intende “scopiazzato” o “del tutto minimale”, per fortuna.
Track by Track
- Les Ruines du Castel 75
- La Sentinelle du Rhin 80
- Im Nebel 80
- Il Neige sur l'Eltz 60
- Geisterfels 75
- Der Tod und die Schwarze Gräfin 75
- La Chapelle Recousue 75
- Puis Vint la Chute 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 31.05.2018. Articolo letto 957 volte.
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