Adragard «From the Burning Mist» [2018]
Recensione
Per inquadrare il secondo disco degli Aquilani Adragard, chiamato “From the burning mist”, basta guardare la copertina: Black Metal grezzo, minimale e in molti casi parecchio più a suo agio con sonorità lente, non a caso prevalenti, che fanno avvicinare il canovaccio della proposta musicale più ai primi Gorgoroth, quelli più lenti, che ai Darkthrone del seminale “Transylvanian Hunger”.
Tuttavia, nonostante le premesse ci siano, “From the burning mist” stenta ad arrivare a qualcosa che non sia più di una mera sufficienza anche abbastanza fine a sé stessa. Perché? Perché l’ascolto del disco rivela una band che suona con tutti i crismi formali del genere (suoni, minimalismo tecnico etc), ma anche invero ordinaria dal punto di vista dell’effetto, nonché con una certa approssimazione in fase di composizione, per un risultato che solo raramente si fa notare. Se infatti “Buried in misery” mette in chiaro l’estrema canonicità dell’album, ma con almeno un risultato invero senza infamia e senza lode, purtroppo arrivano anche brani troppo poco ispirati e maldestri che lasciano davvero il tempo che trovano, come “Cold necro ritual”, il cui riff arpeggiato lento è poco speciale e poco collegato con la parte veloce, e che nel complesso non va da nessuna parte, o come la mediocre e insipida “Sic transit gloria mundi”. Certo, ogni tanto il sound degli Adragard si fa notare in positivo per una maggiore ispirazione, come “Desolate woods...” o nella migliore di tutte “Morbid Black Chaos”, dove un tocco sospeso persistente e in generale un mood dimesso rendono questo brano riuscito, ma a questi casi positivi devono purtroppo aggiungersi la mediocre “The seventh scar” (un brano tipo Beherit più lenti ma senza la loro aura diabolica), o specialmente il luogo comune spaventoso della conclusiva “Eremo”, un outro di quasi 5 minuti con voce in screaming narrante, chitarra acustica e samples ridicoli tipo corvi già sentiti un sacco di volte.
Insomma, "From the burning mist” è tutt’al più discreto. Ha tante velleità, ma alla fine mette in pratica poco anche secondo gli standard del black metal più purista e minimale, e conferma il fatto che è inutile rendere tutto più minimale, grezzo e gelido se poi i risultati sono quelli che sono. In conclusione: “From the Burning Mist” degli Adragard può interessare ai fans sfegatati del black più minimalista, ed è per questo che lo salvo dalla bocciatura, ma secondo me in giro c’è molto di meglio.
Track by Track
- Buried in misery 60
- Cold necro ritual 55
- Desolate woods and infinite darkness 65
- The seventh scar 60
- Morbid black chaos 65
- Sic transit gloria mundi 55
- Eremo - Outro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 55
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
60Recensione di Snarl pubblicata il 06.07.2018. Articolo letto 1413 volte.
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