Orphan Skin Diseases «Dreamy Reflections» [2018]
Recensione
Etichettati come alternative rock band, gli Orphan Skin Disease danno impulso a settanta minuti di inaspettato divertimento con il loro “Dreamy Reflections” tra massicce ed imponenti andature, più metal che rock ad avviso di chi scrive, grintose e letteralmente moderne nei contenuti. L’ascolto di tutti i brani offre una vena di impronta dark che non tarda ad emergere sin dai primi momenti di ascolto; altro punto forte del lavoro è la tendenza a passare da momenti quasi più tendenti all’heavy ad altri addirittura quasi a sfiorare un qualcosa di similare al thrash; insomma un disco che dimostra che il combo, pur trattandosi di un esordio, non si è buttato inutilmente nella mischia ma, al contrario, lo ha fatto per dare il meglio di sé e riuscendoci attraverso un palese quanto sbarazzino estro che merita i dovuti elogi. Le ben quattordici tracce difficilmente presentano falde volte ad abbassarne la resa o a sconfessare la capacità della band; ritmiche in continua evoluzione, riff ricchi di intensità ed un clean vocale completamente cimentato e perfettamente calato nel ruolo. Proprio sin da “Into A Sick Mind”, abbiamo la prova di quanto detto la cui apertura oscura ma decisa ed affidata da un buon basso in veste acustica, sviluppano una sorprendente quanto avvincente melodia coesa, indistruttibile ma vincente anche sotto il profilo dei contenuti cantati; “Flyin’Soul” offre nuovamente una squisita ed appetitosa soluzione strutturale forte di ottimi distorti e annessa prontezza con un effetto tutto da ascoltare; oscura al punto giusto anche “The Storm” dove gli elogi vanno soprattutto anche all’ottimo lavoro del clean espressivo e d’effetto; ottima anche “Rapriest (Stolen Innocence)” di spessore e di ricca di eleganza compositiva; avvincente “Do You Like This” per la grinta che la contraddistingue ma ancora “As A Butterfly Grub” dall’inizio significativamente dark, oscura e particolarmente riflessiva, tutta incentrata su passaggi moderati che nella sua seconda parte si accentuano in favore di un brillante e potente heavy alternative. “Awake” dà invece spazio ad una inarrestabile energia che si propaga dall’inizio alla fine del lavoro. “Leave A Light On” e “Sorrow & Chain” rappresentano invece due diverse realtà, la prima moderata e riflessiva e la seconda tenebrosa e prepotente dall’inizio alla fine. Quanto a “Sorrow & Chain” si assiste ad vero e propri heavy metal di matrice ’80 –’90 notevole non privo di percettibili richiami tendenti all’alternative; la cattiveria più palese della band è forse rappresentata con “Waves”, un brano massiccio un po’ alla Testament, almeno in apertura, ma poi appena più sobrio che non lascia comunque perdere le spirito e la grinta offerta in apertura; è poi la volta di Just One More Day, un brano suddiviso in tre parti la prima delle quali “Just One More Day – She Was (Intro)” è un intro acustico per poi divenire con “Just One More Day – Fatherend” maggiormente heavy nella sua seconda e conclusiva parte; Just One More Day – She Was (Outro) chiude il disco in maniera silenziosa quasi tra il propagarsi delle note di due chitarre acustiche piano piano si disperdono via, lontane come foglie d’autunno al vento. Un disco veramente interessante e personale nei contenuti capace di aprire le porte ad una band di tutto rispetto e che farà sicuramente ancora sentir parlare, positivamente, di sé.
Track by Track
- Into A Sick Mind 80
- Flyin’ Soul 80
- The Storm 80
- Rapriest (Stolen Innocence) 75
- Do You Like This? 75
- As A Butterfly Grub 75
- Awake 80
- Leave A Light On 80
- Sorrow & Chain 80
- The Wall Of Stone 80
- Waves 80
- Just One More Day – She Was (Intro) 70
- Just One More Day – Fatherend 75
- Just One More Day – She Was (Outro) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 80
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
78Recensione di Wolverine pubblicata il 30.07.2018. Articolo letto 1971 volte.
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