Marcellone «In Old Tinozza» [2015]

Marcellone «In Old Tinozza» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
12.08.2018

 

Visualizzazioni:
743

 

Band:
Marcellone

 

Titolo:
In Old Tinozza

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:

 

Genere:
Experimental Metal / Progressive Death Metal

 

Durata:
50' 16"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
10.12.2015

 

Etichetta:
Seminal Pastures
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Non si sa molto di questa band chiamata Marcellone, ivi inclusa la formazione, oggi alle prese con questo disco intitolato “In Old Tinozza”, dal cui ascolto emerge la creatività in favore di un metal sperimentale strumentale attraverso il quale la band si confronta con la scena underground nazionale in maniera oscura se si tiene conto del tenore dei brani, tutti di matrice prettamente dark malinconica, che lasciano poco margine a momenti energici o quanto meno protesi a sonorità accattivanti. Il sound che la band utilizza infatti, al di là dei numerosi effetti, risulta particolarmente melodico a cominciare dai motivi di chitarra, privi di distorti, unificati a pianoforti e a quanto di più relativo possa esserci; gli effetti spaziano dal delay sino a qualche sporadico distorto, semplici nei contenuti, che offrono nel complesso un quadro compositivo misto tra apprezzabilita’ e malinconia. Dopo l’apertura di “Masil”, brano questo dedito ad un vero quanto coinvolgente sperimentale fatto di richiami melodici prevalentemente acustici, la successiva “Pulse” dà l’impulso a sonorità riflessive e interiori dal tratto immancabilmente oscuro, che poco spazio lasciano a euforismi o quant’altro di simile; lo stile del brano ricorda con estrema facilità il metal sperimentale dei maestri Meshuggah rivisitati in versione quasi acustica, non eccessivamente proiettati sui distorti quanto sull’effetto rilasciato. Con “Lesbon Dual” le cose paiono mutare in favore di un assetto più diretto fatto sì di distorti ma anche di refrain di chitarra di matrice esclusivamente sperimentale, lenti, incisivi e mai troppo energici. Quanto a “Lofal”, i melodici malinconici prendono il sopravvento per rilasciare sonorità tipicamente acustiche, pacate, la cui sinergia genera nell’ascoltatore una calma apparente, frutto di riflessività e ricerca interiore. “Veridas” presenta invece i tratti più sperimentali per la band generati anche con effetti synth mentre “The Wait”, offre nuovi quanto malinconici orizzonti frutto di sperimentali acustici di chitarra ricostruiti su melodie particolarmente moderate con distorti al minimo del necessario. E’ poi la volta di “Haart” e della conclusiva “White Leaf” la prima nuovamente incentrata alla ricerca di sperimentazioni e ipnotici acustici che pare introdurre dei corali sonori nuovamente sperimentali connessi a distorti di chitarra propositivi e maledettamente coinvolgenti, mentre la seconda un malinconico quanto struggente pianoforte. Un disco sperimentale strumentale ben concepito, che tende a ricercare il punto più silente per il raggiungimento di quella linea che separa l’oscurità dalla luce.

Track by Track
  1. Masil 80
  2. Pulse 80
  3. Lesbon Dual 75
  4. Lofal 80
  5. Veridas 75
  6. The Wait 75
  7. Haart 80
  8. White Leaf 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
78

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 12.08.2018. Articolo letto 743 volte.

 

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