Holy Shire «The Legendary Shepherds Of The Forest» [2018]

Holy Shire «The Legendary Shepherds Of The Forest» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Fleshrequiem »

 

Recensione Pubblicata il:
13.10.2018

 

Visualizzazioni:
2178

 

Band:
Holy Shire
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Titolo:
The Legendary Shepherds Of The Forest

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Massimo Pianta - TheMaxx - Drums
Erika Ferraris - Aeon - Dragon Vocals
Claudia Beltrame - DeepBlue - Unicorn Vocals
Andrea Faccini - Andrew Moon - Guitar
Frank Campese - Guitar
Piero Chiefa - Blackbass - Bass
Chiara Brusa - Kima - Flute

 

Genere:
Fantasy Metal

 

Durata:
47' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
26.10.2018

 

Etichetta:
Heavy Metal Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Bagana Rock Agency
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Recensione

Ok, rifacendomi alle cose che dicono loro di loro stessi, eccoci col tanto atteso (da chi?) ultimo lavoro degli Holy Shire, band milanese Fantasy Metal (riassunto di Heavy/Symphonic/Gothic con punte Folk e tematiche Fantasy), nonchè fratello minore del "fortunato" (sono sempre loro a dirlo) Midgard, che non è niente male come originalità del titolo.
Auto-salamelecchi a parte il titolo del disco è "The Legendary Sheperd Of The Forest" che è di base lavorato con una certa raffinatezza anche se ci sono delle scelte artistiche a livello di produzione che mi hanno fatto un pò storcere il muso e il naso, c'è però da dire che non sono tantissimi gli album che necessitano di tanti ascolti per essere recensiti ed analizzati come meritano ma questo è uno di quelli ed il motivo è la sua ricchezza di contenuto musicale; parliamo infatti di una line-up di bravi e competenti musicisti. Il song-writing è singolare, forse un pò pacchiano a volte ma che da vita a brani accessibili e delicati (forse un pò troppo per lo standard del metal), arrangiamenti intelligenti e creativi ed un approccio molto personale quindi originale dei cantati. Questi ultimi hanno più un'attitudine da teatro, forse da musical e secondo me vanno un pò ad infastidire quando tentano di creare quella sorta di "psichedelia" venendo pannate una tutta a destra ed una tutta a sinistra con la doppia liryc in pezzi come "Ludwig" e "At The Mountains Of Madness" e risultano troppo monotraccia in certi punti dove io avrei decisamente optato più per un effetto "coro", inoltre le parti graffiate sono interpretate troppo "cattivo a tutti i costi" tipo il "you're gonna die" di "The Gathering" con l'effetto "minaccia con la pistola ad acqua".
L'apertura è di quelle abusate, introduzione sinfonica comune a miliardi di band per poi continuare con un'impennata energica di "Tarot" e "Danse Macabre". Quest'ultima è anche il brano di cui è stato annunciato il video ed è abbastanza catchy come canzone; non nascondo che ho provato qualcosa tra l'imbarazzo ed il divertimento ascoltando l'intermezzo in italiano col ritmo alla Bamboleiro Bamboleira che compare di colpo come uno scarafaggio, andatelo ad ascoltare. La Title Track gioca più invece sul creare un'atmosfera da foresta misteriosa ed incantata e devo dire che l'esperimento riesce; forse il punto di forza del disco è proprio questo, l'abilità di creare un atmosfera idonea per ogni canzone senza compromettere lo stile basico Holy Shire, Inferno è un altro bell'esempio. Da li in poi l'album perde però di efficacia e pare voler mettere da parte soluzioni più originali anteponendoci strutture più convenzionali, tempi adagiati e bel canto (a parte il doppio cantato che a me non ha convinto come ho già detto) e purtroppo tende ad annoiare a tratti. A fare da contropeso però è la forte personalità dei brani che si distaccano l'uno dall'altro scongiurando in pieno un fastidiosa pecca tipica a molte band con un metodo compositivo troppo schematico e racchiuso nella mentalità folle del "dobbiamo per forza suonare quel genere li", cosa che qui non troveremo assolutamente e quello che viene fuori da questa virtù è che una "The Lake" si distingue da una "Princess Aries" e così via; le canzoni hanno TUTTE un forte carattere. Credo però che sia l'indole del loro sound il vero tallone d'Achille degli Holy Shire che non pare metal in maniera genuina ma è più come se volesse a tutti i costi apparire tale pur non essendolo, e non mi sembra neanche un bagno di modernità dopo tutto, non escludo che più membri della line-up abbiano degli ascolti molto orientati verso altri generi, che per carità è cosa buona e giusta ma potrebbe essere una lama a doppio taglio per il coinvolgimento di un target di pubblico abituato a produzioni più massicce.
In definitiva il disco è sicuramente consigliabile ad un grande fetta della torta degli appassionati di Within Temptation, Nightwish, Epica, Elvenking e compagnia bella, nonostante le criticità di cui sopra.
Un elogio particolare voglio dedicarlo alla professionalità con cui è stato realizzato l'album in quanto mi sembra un esempio da seguire su come lavorare la propria creatura come dio comanda.
Complimenti e buona fortuna per il futuro...
P.S. Occhio alla frase "Follow the Dragon" perchè soprattutto oltre oceano potrebbero fraintendere con qualcosa che riguarda l'eroina. Non lo acchiappi mai quel drago li.

Track by Track
  1. The Source S.V.
  2. Tarots 75
  3. Danse Macabre 75
  4. The Legendary Sheperd Of The Forest 75
  5. Princess Aries 70
  6. Ludwig 70
  7. At The Mountain Of Madness 70
  8. The Gathering 70
  9. Inferno 70
  10. Ophelia 70
  11. >The Lake 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
72

 

Recensione di Fleshrequiem pubblicata il 13.10.2018. Articolo letto 2178 volte.

 

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