Viperium «Antropofobia» [2018]
Recensione
Nonostante gli sforzi pregevoli dei Foggiani Viperium, il loro primo disco, “Antropofobia” è solo discreto e nulla più. È un disco anche fatto bene, non male, ma che purtroppo finisce per subire lo stesso destino dei pochi gruppi Nu Metal che ancora suonano questo genere. E il destino è quello di essere un disco non male in sé, ma che non va neanche vicino a rinnovare il genere o a dire qualcosa di proprio, finendo inevitabilmente per lasciare il tempo che trova.
In realtà intendiamoci, “Antropofobia” non è male e non è il frutto di una band svogliata. Formalmente fatto bene (se si eccettuano le chitarre un po’ troppo sature), questo disco riesce a convincerci con il buon groove e la melodia di “Despair”, con la più malata “Insanity” che tra l’altro vede le chitarre primeggiare con dei buoni riffs, nonché con la potente e più cacofonica “Eyes of the devil”. In questi episodi i Viperium riescono a convincerci e mordono come devono, mentre il resto dei brani si assesta su di un livello leggermente inferiore, che non usa mai o quasi il cantato rappato, preferendo una spiccata vena alternative, dove però il ritornello non sempre esce come dovrebbe, e dove purtroppo i Viperium compiono l’unico errore di selezionare una buona partitura all’inizio, per rimanere perlopiù là nel resto della canzone e rinunciando a quella varietà compositiva che donerebbe più personalità a questi ragazzi. Ne risultano 36 minuti di musica non male, ma che purtroppo si perdono nei meandri e nei canovacci classici del genere musicale, risultando un po’ già sentiti e anche un po’ “last week”.
In conclusione: i Viperium vanno lodati per una volontà caparbia di fare ciò che vogliono con qualche risultato pregevole, ma per motivi di genere musicale quasi estinto e mai rinnovato da ormai tanti anni, più di tanto non possono fare, e oltre lo status di “disco carino” non vanno. Certo, se ci sono nostalgici del Nu Metal questo disco è consigliabile, ed è per questo che propongo il voto là sotto riportato, ma quanti nostalgici di questo genere sono rimasti? E quanti ci sono ancora così in fissa che oltre ai loro idoli comprano dischi underground di questo genere? Appunto.
Track by Track
- Nituwe - Intro S.V.
- Evil Inside 65
- Fear 60
- Despair 70
- Deaf dumb 65
- Insanity 70
- I'm drug 55
- Brainwash 65
- Eyes of the devil 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
65Recensione di Snarl pubblicata il 23.11.2018. Articolo letto 1273 volte.
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