Wandering Vagrant «Get Lost» [2018]
Wandering Vagrant
Titolo:
Get Lost
Nazione:
Italia
Formazione:
Alessandro Rizzuto :: Vocals, Guitars
Christian Bastianoni :: Guitars, Backing vocals
Francesca Trampolini :: Keyboards, Backing vocals
Michele Carlini :: Bass
Marco Severi :: Drums
Genere:
Progressive Rock / Metal
Durata:
44' 37"
Formato:
CD
2018
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Disco di debutto solo discreto per i Prog Rockers da Perugia Wandering Vagrant, i quali ci propongono tre quarti d’ora di una musica più orientata verso il prog rock classico che verso quello più moderno, e quasi del tutto scevro dal metal. Perché solo discreto? Perché per tutta la sua durata “Get Lost” suona un po’ strano, in grado di individuare un certo andamento delle canzoni, che però a lungo andare brillano meno di quello che dovrebbero, oppure hanno alcune stranezze.
In realtà il disco parte bene, con la gradevole opener che usa dei riffs invero non molto articolati, ma che comunque riesce a farli confluire in un buon trasporto del mood all’interno della canzone, formando un buon risultato finale per via delle influenze ben amalgamate, ma da qui in poi le cose cambiano in maniera un po’ strana, come “The hourglass” che è fin troppo allungata e esita ad andare al dunque, per un risultato dispersivo e dove le influenze di cui sopra sembrano di colpo molto meno amalgamate. Io non ho nulla contro i brani lunghi, ma questo brano, che dura più di 9 minuti, poteva durarne tranquillamente 6 o anche meno. E se “Struggle” riporta tutto su lidi più diretti ma giocoforza meno prog, da “Forgotten” in poi si comincia a delineare un altro problema di “Get Lost”: va bene suonare prog ed evitare la classica forma canzone, ma i brani mancano di un ritornello o una parte più lineare, finendo per rincorrersi attorno a una certa introspezione musicale, e come risultato ogni tanto i brani sembrano andare alla deriva o terminare in maniera vaga, incompiuta. Ne sia un esempio il sesto brano, bello e più alla Dream Theater, ma che per qualche strano motivo finisce a neanche 4 minuti e quando non te l’aspetti affatto, e conclude “Home”, un brano che per due terzi di 6 minuti è un sample vocale su di una base, e poi un assolo di chitarra. Se ne poteva fare un brano normale, e invece non capisco perché si è scelto di lasciarlo così.
Insomma: come detto, solo discreto. Ma non è facile capire cosa non va coi WV: a volte la band sembra provarci a fare questo genere come può, altre volte invece suona poco naturale e forzata, come se ci mettesse troppo progressive mentre l’anima della band sembra essere più orientata verso il rock con un minore tasso di progressive (il fatto che i momenti lineari sono quelli più fruibili mi fanno sostenere questa teoria), e in generale, nonostante ciò che ho detto per l’opener, le influenze dei musicisti non sembrano ben collegate. Ciò che per me rimane è che per ora promuoviamo più che altro per incoraggiamento una band che forse qualcosa di buono la sa fare, ma che probabilmente non era ancora pronta per fare un full length.
Track by Track
- Human being as me 70
- The hourglass 60
- Struggle 70
- Forgotten 60
- Get Lost Part I (Fade Away) 60
- Get Lost Part II (The Hunger) 60
- Home 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 25.11.2018. Articolo letto 1232 volte.
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