The Sade «Grave» [2018]
Recensione
Questa volta il trio dei The Sade, per coronare la terza uscita in carriera decide di celerare al meglio le proprie gesta, con l’uscita di questo “Grave”, un disco prettamente incentrato sulla morte e con testi immaginari, frutto di cupe visioni esclusivamente impegnati a trattare di morte, oscurità, cimiteri e quant’altro. Gli undici brani del disco, di cui uno riproposto anche in versione video, racchiudono un genere particolare, una sopra di hard rock molto melodico ma assolutamente oscuro e cupo nei contenuti reso ulteriormente misterioso dal clean vocale ovviamente anch’esso con un’impronta molto calda e cupa allo stesso tempo. L’ascolto scorre decisamente bene e, stanti le tematiche apparentemente pesanti, in realtà il tutto si risolve in maniera assai movimentata; anche i suoni della chitarra, mai aspri o deleteri, si rivelano nel complesso assai duttili e divertenti e le stesse andature, moderate, in realtà hanno sempre un qualcosa che non lascia distrae mai e tiene l’ascoltatore concentrato ad attendere nota dopo nota il risultato del brano in sé. “Prayer” apre i giochi rendendoci partecipi di un sound oscuro ma fresco e dinamico supportato da un clean oscuro e d’effetto; a seguire “The Raven” con il suo arpeggio metallico in apertura dà prova della tendenza della band a propendere per le atmosfere oscure ma vive e pronte da un momento all’altro ad animarsi sempre di più; di matrice quasi punk “Seek, Seek, Seek” pronta poi a cedere il passo a “Afterdeath” altro brano molto cupo e grigio ma allo stesso tempo ricco di pathos; non male neanche i successivi “Black Leather” in cui la band si diletta su assetti blues immancabilmente oscuri ma folli di creatività, “Graveyard” brano particolarmente spiritato nelle prima parte poi mutato in favore di ritmiche più moderate, “Coachman” brano particolarmente lento ma ottimamente concepito nei contenuti; nuovo cambio di andature per “Burnt” brano con cori di sottofondo in modalità live; splendida “Nyctophilia”, lenta come un serpente strisciante ma forte come una pugnalata anche per la materia trattata; un outro conclusivo è riservato per “Charlie Charlie” per poi riascoltare la versione video di “Afterdeath”. Un buon lavoro che segna una certa maturazione per questa band, destinato a ribelli dall’animo oscuro e dannatamente solitari.
Track by Track
- Prayer 80
- The Raven 80
- Seek Seek Seek 75
- Afterdeath 80
- Black Leather 75
- Graveyard 80
- Coachman 80
- Burnt 80
- Nyctophilia 80
- Charlie Charlie S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
79Recensione di Wolverine pubblicata il 09.12.2018. Articolo letto 1252 volte.
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