Nefesh «Panta Rei» [2018]
Recensione
Anconetani col quarto lavoro appena partorito, i Nefesh con questo "Panta Rei" mi hanno lasciato non sò bene come, forse stranito o spaesato. Io sono sempre stato una persona favorevole alla totale libertà compositiva ma qui si stà parlando di differenze abissali tra un pezzo ed un altro, mi riferisco ad un sali scendi di generi molto diversi fra loro, scelta a mio parere inappropriata, anzi insensata, che va a segare con la bava alla bocca quel rafforzamento stilistico ed identitario che invece ha lasciato posto a degli svarioni che sfociano anche in roba San Remo o radio friendly. Da un lato abbiamo brani prog metal con soluzioni strumentali di background che non esaltano poi tutto questo granchè, fatta eccezione per "A New Inner Vision" con delle scelte di brass e string che vanno comunque a perdere alla lunga; si parte con Panic e la sua ritmica a singhiozzo (della serie "guardate come suoniamo prog") che ci stà come il sale sul gelato, si sente l'intenzione della band di rendere un pò lunatico il brano in tutti gli strumenti con degli accenni ulteriori nella parte di piano finale; esperimento riuscito ma suona anche un pò fastidioso. "The Hidden Sound" appartiene anch'essa al ego più prog metal del progetto insieme a "The Hell You Are" "Please, Stay", la già mensionata "A New Inner Vision" e "Be damned"; la produzione è molto buona ma tutte le canzoni tendono più o meno ad essere dispersive, sicuramente prive di una struttura convenzionale (che può anche essere qualcosa di apprezzabile) ma forse un pò noiose tratti pur essendo alcuni pezzi relativamente corti. La componente chitarre è forse quella che aggiunge la maggior parte della piacevolezza che si può trovare in Panta Rei ma è del tutto irrilevante quando tutto sembra non avere anima o comunque quando c'è un continuo altalenare di mood in 3 o 4 o 5 minuti di canzone, neanche per amor di Prog. Stessa cosa non posso però dire invece dell'altra faccia dell'album, infatti i pezzi che vi andrò a descrivere colgono a tutti gli effetti nel segno e si presentano molto più compatti dei sopra citati...il problema che di metal non hanno nulla, forse neanche di rock. Non stiamo parlando della ballata d'eccezione presente tutto sommato in molti progetti metal ma di una buona parte del disco considerando che su tredici pezzi devi togliere l'intro (che si trova alla fine) l'outro (che si trova all'inizio), il "Preludio Al Risveglio" ed il "Preludio al divenire" che sono brevi strumentali di chitarra acustica e di atmosfere e poi i brani da me prima analizzati che sono 6. La parte più PC e radiogenica dell'album è di fatto un terzo; il primo brano è "Luce Candida", un lento in pianoforte e chitarra acustica di 6 minuti, la seconda "Vite Condivise" che può essere veramente abbinata ad una canzone di Marco Mengoni, ma senza nessuna fatica davvero, e "Costellazioni" non è da meno, è da gruppo spalla dei Negramaro.
Il disco non è realizzato male ma a chi lo faccio ascoltare? Di cosa stiamo parlando? A che target si vuole ambire? Che idee si vogliono trasmettere? A che tipo di palchi si stà guardando e a che tipo di orecchie ci si vuol rivolgere? Sicuro io non mi azzardo a consigliarlo a nessuno dei lettori di Metalwave o ai miei conoscenti ed amici, credo sia qualcosa che scontenti trasversalmente ascoltatori di tutti i sottogeneri di metal, forse anche del prog; poi dal punto di vista dell'originalità della tecnica, della produzione e quant'altro non posso dare un voto basso ma fossi parte della band giunti a questo punto è un qualcosa che manco considererei.
Track by Track
- Outro - Preludio Al Ritorno S.V.
- Panic! 60
- Luce Candida S.V.
- The Hidden Sun 65
- Preludio Al Divenire S.V.
- The Hell You Are 65
- Vite Condivise S.V.
- Please, Stay 60
- Preludio Al Risveglio S.V.
- Be Damned! 70
- Costellazioni S.V.
- A New Inner Vision 70
- Intro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
66Recensione di Fleshrequiem pubblicata il 12.12.2018. Articolo letto 1832 volte.
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