Heavy Generation «The Spirit Lives On» [2018]
Recensione
Il disco di debutto dei Milanesi Heavy Generation consiste in circa 48 minuti di un heavy metal classico, fortemente in stile anni 80, e che fa di una certa attitudine tipo “Proud to be loud” il proprio punto di forza, con una prestazione vocale maiuscola e un riffing che perlopiù si alterna tra certe tecniche chitarristiche dei Maiden, ed altre volte più tipiche dei Judas Priest, semmai con alcuni richiami agli U.D.O. nell’omonima “Heavy Generation”. Prendete tutte queste premesse, alcuni brani di qualità ed altri più nella norma ma comunque godibili e guarnite il tutto, ahimé, con una qualità sonora completamente sbagliata, e avrete ottenuto “The spirit lives on”.
Per qualche strano motivo, infatti, “The spirit lives on” infatti suona fin troppo moderno nei suoni e soprattutto con dei volumi molto sballati, che mettono in primo piano la batteria, e specialmente quel maledetto rullante troppo alto, a scapito delle chitarre, ascoltabili ma molto confuse e perse nel sound finale, il tutto per un sound che non impedisce la fruibilità delle canzoni, ma che le penalizza parecchio e le appiattisce. Gli HG infatti ce la fanno tutta per sprizzare di potenza e energia nelle loro canzoni, ed invero ce la fanno, con una “Fire Steel Metal” che comincia quasi indolore e che piano piano si fa notare per la propria rocciosa convinzione, o con una “Blood and sand” più melodica e cantabile, o con la migliore del lotto “Heavy generation”, o ancora con il down tempo roccioso e potente di “Path of denial”, ma sono dei brani che prima di essere apprezzati vanno prima codificati da quei suoni così inefficaci, che non rendono in quanto a potenza, e direi anche che per questo motivo suonano freddi e troppo sintetici, privi del feeling necessario. Il che è un peccato, come detto, poiché il disco è in realtà buono, ma così com’è se non ti concentri bene all’ascolto forse neanche te ne accorgi della sua qualità. Poi certo, ci sarebbero alcune scelte un po’ strane di arrangiamenti dei brani, come dei momenti in cui delle ripartenze o dei cambi (tipo quello di “No Control”) suonano troppo attaccati e per questo quasi non combacianti e ficcati insieme a forza, ma non è un gran problema. Non se paragonato a quello principale.
In conclusione: “The spirit lives on” poteva essere un bel disco Heavy Metal underground, ma finisce per essere il frutto di una band che rende da live chiaramente, ma che non funziona altrettanto bene su disco. Un disco che tra l’altro per entrambi i motivi suddetti suona affrettato e non rifinito in proprio tutti i dettagli. Peccato: gli Heavy Generation potevano dare e offriva di più.
Track by Track
- Born to rock 65
- Fire Steel Metal 75
- No Control 75
- Blood and sand 70
- Heavy Generation 75
- Path of denial 75
- My spirit lives on 70
- Odin 65
- Warriors 60
- March until the grave 65
- No more mercy 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 35
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Snarl pubblicata il 28.01.2019. Articolo letto 1259 volte.
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