Hanormale «Reborn in Butterfly» [2019]
Hanormale
Titolo:
Reborn in Butterfly
Nazione:
Italia
Formazione:
- Arcanus Incubus :: Keys, Synth, Bitar, Ethnic Percussions, Programming;
- Mox Cristadoro :: Progressive Drums;
- Marco Zambruni :: Extreme Drums;
- Ste Naked :: Bass;
- Emiliano Bazzoni :: Sax;
- Igor Carravetta :: Didgeridoo;
- Jeko :: Industrial Percussions;
- Deimos :: Black Guitar;
- Dirac Sea :: Red Guitar;
- Aldous Colciago :: Deep Vocals;
- Arghangel Martyrium 999: Screams & Growls;
- Luca Rampini :: Piano;
- Zrcadlo :: Violin;
Genere:
Black Metal
Durata:
1h 11' 36"
Formato:
CD
Recensione
Progetto ambizioso questo degli Hanormale, band black metal nazionale di matrice sperimentale, nata nel 2009 ed oggi alle prese con questo terzo disco intitolato “Reborn In Butterfly” che definire particolare pare riduttivo se si tiene conto dell’incredibile dose di personalità che lo caratterizza. Un’ora abbondate e dodici brani dove partecipano numerosi musicisti che si avvalgono del proprio particolarissimo estro, fanno di questo disco un ricca opera di black metal non convenzionale ovvero completamente fuori dai canoni ordinari a cui di solito siamo abituati per un genere come questo. Andature talvolta quasi al limite dell’improvvisazione, squarci di sax, pianoforti, violini, effetti ammalianti che all’improvviso piombano come un qualcosa di impossibile tra andature spigolose e tra scream e growl gelidi sono in sostanza alcuni degli elementi presenti in questo lavoro; impossibile restare impassibili a tali contenuti che, sotto quello che sono le caratteristiche andature black metal, la band sa in maniera egregia il fatto suo la cui straordinaria capacità è data quella di ritrovarsi all’improvviso non più ad ascoltare un disco black ma un qualcosa che spazia tra un post rock pacato, reso ancor più intenso dall’ottima interpretazione del clean. I brani sono tutti attraenti a cominciare da “It Is Happening Again”, il cui crescendo piano, piano, sfocia in un potente black metal melodico ricco di elementi sinfonici capaci di rendere il tutto ancor più surreale tra velocità, sottofondi di sax e quant’altro; un qualcosa che abbraccia anche fusion jazz è “Like A Hug, Darkness Embrace Us All”, sax e pianoforte la fanno da padroni tra ritmiche in controtempo avvincenti e ottimamente calibrate dallo splendido alternarsi tra clean e growl; ambientazioni quasi spettrali si hanno in “Human”, uno dei brani in cui la cattiveria del black metal su un tempo ritmico inizialmente molto contenuto impera coadiuvata da una splendida interpretazione in growl; le cose di seguito mutano in favore di una sorprendente accelerazione sempre ricca di iniziative; si procede poi con “Satan Is a Status Symbol” brano molto pacato, quasi in ritmica tribale nuovamente con contenuti avvincenti tra piano, violini, sax ed un clean vocale in alternanza tra toni più caldi e nitidi; “Ghettoblaster Black Metal” protende esclusivamente per un caratteristico black metal questa volta potente e senza “infiltrazioni” più particolareggiate; un nuovo stacco si ha con “Hakuzosu” dove questa volta a particola rizzare il tutto è un pianoforte che anticipa una sfuriata di black metal sinfonico terrificante anche se supportata da un clean ben calato nel ruolo; una nuova matrice post rock si ravvisa in “Candentibus Organis”, brano molto moderato in cui inaspettatamente tra momenti anche lirici impervia un gelido growl capace di scatenare una ritmica musicale sfrenata, isterica e gelida nei contenuti; i dieci minuti di “Rare Green Areas” suddividono il tutto tra una narrazione e una strana quanto particolare ritmica di matrice quasi industrial che non entusiasma troppo il contenuto del brano; è poi la volta di “El Tanura” dove questa volta pare assistere ad un qualcosa che inizialmente ha tratti di epicità per poi volgere il tutto in un’alternanza tra black metal e viking epic metal; si procede poi con “Iperrealismo” altro brano dai contenuti sperimentali che si interpone tra black metal e diversificate iniziative strumentali sia suonate che cantate; ancora “The Search For The Zone” altro brano dai contenuti particolari che ci porta alla conclusiva strumentale quanto triste e toccante “Requiem For Our Dead Brothers” resa tale dalle note di un pianoforte con sottofondi di violini. Un disco particolare, senza regole e fuori dagli schemi che consiglio a tutti coloro che amano sonorità oscure ma allo stesso tempo innovative e sperimentali nei contenuti.
Track by Track
- It Is Happening Again 80
- Like A Hug, Darkness Embrace Us All 80
- Human 80
- Satan Is a Status Symbol 80
- Ghettoblaster Black Metal 80
- Hakuzosu 80
- Candentibus Organis 80
- Rare Green Areas S.V.
- El Tanura 80
- Iperrealismo 80
- The Search For The Zone 80
- Requiem For Our Dead Brothers S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 90
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
80Recensione di Wolverine pubblicata il 10.02.2019. Articolo letto 2149 volte.
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