Demetra Sine Die «Post Glacial Rebound» [2018]
Recensione
Devo essere sincero: questi Post sludge Demetra Sine Die da Genova non li conoscevo, eppure “Post glacial rebound” è il loro terzo album e pare anche che il secondo loro sia andato bene. Come mia difesa mi appello al fatto che questo gruppo appartiene a quel tipo di Post sostanzialmente estraneo al metal, nonostante alcuni forzati tentativi di avvicinarsi al black in brani come “Gravity”.
E analizzare questo PGR in realtà non è facile, poiché è chiaro che questo disco è molto sperimentale, esce completamente fuori dalla forma canzone e ci propone delle idee riuscite alternate quasi sempre ad altre meno valide. Se infatti “Stanislaw Lem” suona molto tra Post e Sludge e si fa apprezzare per un certo tiro, più o meno la stessa cosa si può dire per la successiva “Birds are falling”, dove però è presente un cantato molto piatto e francamente poco idoneo a rappresentare la cangianza della musica. Quest’ultimo aspetto si rivelerà il punto dolente dell’album, che invece ricrea molto bene dei moods specialmente da parte della ritmica, come si può sentire in “Eternal Transmigration” e soprattutto “Gravity”, un brano con voce urlata ad appannaggio del cantante dei Darkend, la quale risulta molto più calzante con le atmosfere malsane e grigie qui riproposte piuttosto che le cantilene con voce pulita del cantante/chitarrista Marco Paddeu. Tutto questo viene però smentito da una “Liars” dove la voce pulita invece funziona molto bene e si amalgama, proprio perché meno monocorde, su uno Sludge decisamente orientato verso lo Stoner e visionario, per un risultato notevole, e che tuttavia vede la band ritornare sulle proprie coordinate con la title track finale, dove un mood inquietante provocato dagli strumenti ritmici crea un crescendo nel brano che però finisce un po’ dov’era partito, deludendo un po’.
Insomma: potenzialmente buono, fatto bene e a volte con ottime intuizioni, “Post Glacial Rebound” è un disco che sembra andare a fasi alterne, dove le componenti musicali variano anche notevolmente e con risultati variabili, dove alcune influenze in certi brani sono ben riproposte, mentre altre fanno fatica a stare insieme. Sembra quasi che i Demetra Sine Die abbiano fatto un non colpevole passo più lungo della gamba, ovvero sperimentare con successo ma facendo un po’ fatica a tenere il tutto ben amalgamato e senza che qualcosa sia lasciata un po’ per conto suo. Poteva dunque dare di più, ma i picchi compositivi in quest’album ci sono, e se tanto mi da tanto, chissà in futuro questo trio cosa sarà capace di fare. Per ora se il Post Sludge è il genere che fa per voi, “Post Glacial Rebound” dei Demetra Sine Die costituisce un acquisto magari non vincente, ma di certo interessante.
Track by Track
- Stanislaw Lem 70
- Birds are falling 65
- Lament 65
- Gravity 75
- Eternal transmigration 65
- Liars 75
- Post glacial rebound 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
67Recensione di Snarl pubblicata il 16.02.2019. Articolo letto 1240 volte.
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