Undead Prophecies «Sempiternal Void» [2019]
Recensione
Gli Undead Prophecies, sono una band che ha recentemente mutato il proprio nome aggiungendo all’originale Undead la parola Prophecies per oggi ritornare in auge con questo secondo lavoro intitolato “Sempiternal Void”, un disco particolarmente coeso sotto l’aspetto compositivo che ben si riallaccia alle più tradizionali death metal band anni ’90 tra cui Master, Morbid Angel, Death, Possessed, Celtic Frost ed altre. La sezione ritmica di batteria, prevalentemente resa in blast beat, ricorda con estrema facilità Bill Andrews coi i Death in Leprosy e Spiritual Healing ma nel complesso la carica adrenalinica non manca mai; quanto al growl, che ci ricorda Martin Van Drunen, spara a raffica tutta la propria aggressività offrendo un buon esempio in tutti i nove brani del disco nella cui versione in digipack, la band propone in più la cover dei Venom “Warhead”. I riff delle chitarre risultano molto semplici ma personalmente, la struttura dell’intero lavoro pare propendere rispetto a tutte le band citate e richiamate dagli Undead Prophecies nel proprio sito, ai soli Death con qualche minima influenza Celtic Frost ma niente di diverso. Molto potente è “Summon Demons”, brano d’apertura, che ci presenta una band piuttosto aggressiva e dinamica che ben marca la strada con i suoi riff intensi e con l’annessa andatura mai troppo tirata; è poi la volta di “Suffocated/Vanity”, dove il richiamo alle ritmiche anni ’90 sembra sempre più prendere corpo per offrirci un apparato ritmico in mid tempo semplice e mai tecnico; apertura oscura per “Insidious Manipolations” prevalentemente similare nelle ritmiche ai primi Pestilence e ai già menzionati Death; anche “Unholy Entity”, “Devoured” e “circle Od Conspiracy” offrono ritmicamente un apparato compositivo non troppo diversificato dai precedenti brani proiettandosi ancora una volta su Chuck & Company; stessa cosa anche per i conclusivi “Above The Claws Of Doom” e “ Throne Of Void”. Ordunque un vero e proprio salto indietro nel tempo che oggi come oggi sembra già essere stato ripreso per il ricordo della band sopra richiamata già dai californiani Gruesome; sostanzialmente nel disco in esame le differenze si notano per un impatto melodico appena più coeso ed unificato a qualche passaggio più oscuro ma per il resto il lavoro, ben suonato e con un’ottima produzione alle spalle, non fa gridare al miracolo riservando un profilo di originalità mediocre; se proprio dobbiamo sentire band moderne suonare i grandi capolavori del passato tanto vale la pena sentirsi gli originali!
Track by Track
- I Summon Demons 70
- Suffocated/Vanity 70
- Insidiuos Manipulations 65
- The Soul I Haunt 65
- Unholy Entity 65
- Devoured 65
- Circle Of Conspiracy 65
- Above The Claws Of Doom 70
- Throne Of Void 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 55
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
67Recensione di Wolverine pubblicata il 17.02.2019. Articolo letto 866 volte.
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