Old Rock City Orchestra «The Magic Park of Dark Roses» [2018]
Old Rock City Orchestra
Titolo:
The Magic Park of Dark Roses
Nazione:
Italia
Formazione:
Cinzia Catalucci :: Vocals, Keyboards
Raffaele Spanetta :: Guitars, Bass, Vocals
Mike Capriolo :: Drums, Percussion, Backing vocals
Genere:
Progressive Rock
Durata:
47' 44"
Formato:
CD
2018
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Nonostante dalla copertina il terzo album di questa band di Orvieto sembra essere un altro epigono in salsa stoner rock psichedelico anni 70, “The magic park of dark roses” si rivela in realtà essere un album diverso, influenzato molto di più dal prog rock di quegli anni, per un risultato che cerca comunque di ricalcare quelle orme musicali. E da questo punto di vista gli O.R.C.O. lo fanno bene, con delle buone atmosfere e delle buone trame chitarristiche che rendono il tutto non un semplice tributo e scopiazzamento di ogni singola soluzione stilistica di quel tipo di musica, ma qualcosa che si sente tangibilmente che ci mette del proprio e che non ha la pretesa di nascondersi dietro quanto fatto in passato. Se poi ci si aggiunge una positiva voce di Cinzia, che con il suo vibrato riesce a donare una marcia in più ai brani, ecco come “The magic park of dark roses” sembra promettere davvero bene, come il suo titolo.
Fin qua tutto bene, ma purtroppo va anche detto che personalmente trovo l’album disseminato anche di soluzioni stilistiche mica tanto riuscite. E non è una questione di calo d’ispirazione, quanto piuttosto di tutta una serie di decisioni stilistiche che non approvo. Per esempio, nella buona prima metà dell’album non capisco la presenza di una “Abraxas” che non mi sembra andare da nessuna parte, così come per “A night in the forest”, che però qualche buona atmosfera la comunica. Altrove, tra le due canzoni buone in conclusione, trovo poco interessante la settima canzone, e anche “The coachman” compie un errore, ripetendo fin troppe volte quel riff di chitarra e finendo per annoiare nonostante la breve durata del brano, il tutto con una “Thinking ‘bout fantasy” non male, ma comunque non al top.
Insomma: luci e ombre. “The magic park of roses” a volte suona bene, altre invece suona un po’ pretenzioso e un po’ sbadato in certi particolari vitali, centrando sempre il mood nei brani, ma non sempre dipanandolo come è necessario. Il fatto che comunque qui l’atmosfera è presente e a grandi linee sempre centrata rende dunque il giudizio su quest’album un po’ soggettivo: c’è chi a tali difetti preferirà i punti salienti e chi, come me, ne rimane un po’ infastidito. Per questo do a “The Magic park of dark roses” il voto riportato, segnale di un album non male, ma che per me poteva dare di più e che invece spreca alcune buone opportunità.
Track by Track
- The magic park of dark roses 70
- Abraxas 60
- The fall 70
- Visions 70
- A night in the forest 65
- The coachman 55
- A spell of heart and soul entwined 55
- Thinking 'bout fantasy 65
- Soul blues 70
- Golden dawn 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 17.03.2019. Articolo letto 1270 volte.
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