Mind Driller «Involution» [2019]
Recensione
I confini dell’elettronica arrivano ovunque secondo gli spagnoli Mind Driller, autori di questo “Involution”, terzo album della loro carriera, un disco che propone ben tre tipologie di vocals, tra l’altro cantate nelle rispettive lingue di origine (tedesco incluso), ovvero un growl, un clean maschile ed uno femminile ai limiti dell’angelico. Il disco, un metal industrial molto moderno presenta al suo interno diversi elementi che ben collimano tra loro e che riescono ad alternare addirittura momenti appena melodici e in quiete ad altri irruenti generati tra potenti distorti misti ad elettronica e batteria. La soluzione adottata dal combo indubbiamente potrebbe assumere notevole interesse nel contesto live tra scenografie e indubbie teatralità che dovrebbero sicuramente ben ricoprire gli addetti ai lavori autori di questo lavoro. I dodici brani si susseguono sostanzialmente un po’ tutti con la medesima tecnica ovvero l’alternanza tra potenza e moderazione; si aggiunga al tutto anche un eccessiva dose di elettronica che funge da cornice e da alterazione del sound proprio per dare un’impronta molto futuristica al tutto. Come si diceva in apertura ben studiata è l’alternanza delle tre differenti tipologie di voci sempre dirette che mai si lasciano indebolire da chicchessia procedendo dritte sul proprio obiettivo a ritmo di musica. La band propone anche qualche brano dai contenuti più inaspettati volto in ogni caso alla ricerca del classico ritornello più commerciale come nel caso di “Kianda” ; non mancano poi passaggi più industrial con qualche accelerazione in più come nel caso di “Involution”. In definitiva, del lavoro colpisce indubbiamente la forza di volontà, la grinta e qualche idea oltre ad una discreta dose di inventiva ma ciò che personalmente non apprezzo è l’eccessivo impiego dell’ elettronica che in un genere come l’industrial rischia di alterare e contaminare sin troppo la naturalezza e la ricerca del sound ideale fatto di rumori e talvolta di inquietudini, suoni misteriosi che forse qui vengono sin troppo scherniti in favore di un qualcosa di assai tecnologico e futuristico.
Track by Track
- Ritual 65
- Ein Ende 65
- Rotten S.V.
- Kianda 70
- Involution 70
- M4N1K1 65
- The Glass House 60
- Wo Ist Dein Gott 65
- The Last Drop 70
- Calling At The Stars 65
- The Game 65
- Zero 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
67Recensione di Wolverine pubblicata il 23.03.2019. Articolo letto 825 volte.
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