Red Masquerade «The Seventh Room» [2018]
Recensione
I Masquered in Blood esordiscono con una discreta prova interpretando il loro progressive metal Sinfonico ispirandosi ai racconti di Edgar Ellan Poe con esiti di indubbio livello omaggiati dall’ottimo clean femminile capace di rendere assai magico e misterioso il tutto al pari dell’immancabile buona prova ritmica; la band, forte di una massiccia riuscita sotto quello che è l’apparato strutturale del lavoro, rilascia una prova significativamente attraente e piacevole che nulla o quasi ha da farsi rimproverare. I brani, tutt’altro che esasperati, si rivelano molto compatti e la buona produzione del disco in sostanza fa tutto il resto mettendo perfettamente in evidenza le melodie e tutto quanto serve per ricevere i migliori apprezzamenti. Il prog richiamato dello stile indubbiamente non è molto tecnico ma efficace quanto basta per farsi apprezzare e per non storpiare la resa in sé. I nove brani offrono concrete e piacevoli sfaccettature senza mai allontanarsi dalla vena oscura che immancabilmente fa da cornice al tutto a cominciare da “The Portrait”, un brano che funge quasi da intro ma che in realtà a poco a poco sviluppa un sound deciso e ben coeso; difficile trovare in sostanza quella mancanza di mordente che potrebbe caratterizzare una band alle prime armi ma qui la band sa il fatto suo e ce lo dimostra sia ritmicamente ma anche in maniera abbastanza palese con la buona prova di “Casanova” e “ Lord Of Nothingness” dove intrecci ritmici e annessa prova clean rendono misteriosa e dark l’intera ambientazione; compatta non poco “La Masque” ma superba è anche la struttura ritmica della successiva “Da Vinci”, in cui si apprezza particolarmente il lavoro delle chitarre e dell’orchestrazione in sé; tutta un crescendo è invece “Lost Days” mentre la prova cantata, sempre in linea con il tutto, pare appena meno propositiva rispetto ai brani precedenti; tutt’altro che scontata la ritmica di “Shame” in cui la band dimostra al meglio il proprio potenziale variando ritmicamente nel corso dell’ascolto e dando quel brio necessario per generare aspetti altalenanti all’intero brano evitando così ristagni ritmici. I conclusivi “MyPrison”, e “Edgar’s Madness”, ci rivelano ancora una volta un quadro compositivo di livello che non tarderà a concedere spazi a questa band nei migliori palchi nazionali ed internazionali.
Track by Track
- The Portrait 75
- Casanova 75
- Lord Of Nothingness 75
- La Masque 75
- Da Vinci 75
- Lost Days 70
- Shame 70
- My Prisons 70
- Edgar's Madness 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Wolverine pubblicata il 22.04.2019. Articolo letto 1422 volte.
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