Chaos Factory «Horizon» [2019]
Recensione
L’intento dei Chaos Factory non è dei più originali (“riportare alla ribalta il metal attraverso un nuovo album”), ma è comunque apprezzabile la loro preparazione tecnica e poetica, per così dire, che rendono questo lavoro qualcosa di particolare e un pò elitario. Più avanti spiegherò il perché della mia affermazione, ora vediamo cosa contengono i due dischi che compongono Horizon.
Human Orogeny è maestosa in ogni sua nota, un inizio che ci permette di entrare prepotentemente in un’opera che si preannuncia interessante, cosa riconfermata da Crystalline.
We believe e Juggernaut is coming sono a metà tra un power e un rock veloce con un ritornello da stadio, credo che live questi brani possano rendere di più.
Affinità Morenti è un racconto che fa da intro a Whispers in the dark, traccia che parte e termina a cappella, molto introspettiva e di alto livello interpretativo.
Universal Flow è interamente strumentale; Horizon è una perla: energica al punto giusto, cori pazzeschi e un ritornello talmente catchy che ti basta un ascolto per ricordarlo.
Come Lacrime nella pioggia è una poesia introspettiva; si riprende con la epica, a tratti folk (intenso momento intorno al quarto minuto) Running Wild e la particolare Sins of the Lambs.
Polychrome Glows mette il punto al primo disco.
Si riprende con And Zarathustra said Horizon, basato su un pezzo di musica classica già utilizzato in “2001 Odissea nello spazio”, per intenderci.
Sento la morte nel sogno che viene è un breve monologo sul perdono, sull’avvicinarsi della morte; Drying her tears è un’intro , In the Dephts of the void è decisamente particolare: un brano con suoni elettronici, voci mistiche, criptico e oscuro.
L’ultima madre è l’ennesimo “racconto” nel quale si parla dell’umanità e della sua storia e condizione; The Doom of destiny è un’intro imperiale, a seguire Nel Profondo dell’universo che rappresenta una sorta di monologo apocalittico.
Altro breve sipario in Blue Steams, con suoni elettronici; Al calar della luce e Chaos Variation XVIII concludono in modo introspettivo la seconda parte del lavoro.
Personalmente, non mi ha fatto impazzire questa lunga serie di riflessioni sulla condizione umana, sul pianeta, la morte e la vita. Diciamo che non rientrano in un qualcosa che acquisterei con piacere, anzi, trovo pesante concentrare un disco su queste tematiche senza “alleggerire” il tutto almeno con un pò di buona musica.
D’altronde, la prima parte di questa fatica è ben strutturata, colma di valide idee e di buone melodie, l’energia che ne traspare è di un ottimo livello. Non è un caso che la band stessa si definisca di maggiore impatto su un palco e non stento a crederlo.
Aggiungo anche che la cover, per quanto spesso non ci diamo tanto peso, è fatta bene, molto attuale e riconoscibile.
Per tirare le somme, Horizon è bello per metà, se ci fossero stati un pò meno momenti parlati lo avrei apprezzato parecchio.
Per gli amanti del genere e per chi ama perdersi in pensieri profondi, questo fa per voi.
Track by Track
- Human horogeny 70
- Crystalline 70
- We believe 70
- Juggernaut is coming 70
- Affinità morenti S.V.
- Whispers in the dark 70
- Universal flow 70
- Horizon 70
- Come lacrime nella pioggia S.V.
- Running wild 70
- Sins of the lambs 70
- Polychrome glows 65
- And Zarathustra said horizon 65
- Sento la morte nel sogno che viene S.V.
- Drying her tears 65
- In the depths of the void 65
- L'ultima madre S.V.
- The doom of destiny 65
- Nel profondo dell'universo S.V.
- Blue steams 65
- Al calar della luce S.V.
- Chaos variation XVIII 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 55
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
69Recensione di reira pubblicata il 15.05.2019. Articolo letto 1935 volte.
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