Engine Driven Cultivators «Insert Coin» [2019]

Engine Driven Cultivators «Insert Coin» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Wolverine »

Recensione Pubblicata il:
31.08.2019

Band:
Engine Driven Cultivators

Titolo:
Insert Coin

Nazione:
Italia

Formazione:
- Alessandro Giorgi :: Vocals;
- Daniele Ricci :: Guitars;
- Adriano Angeli :: Guitars;
- Mattia Tibuzzi :: Bass;
- Jacopo Bassi :: Drums;

Genere:
Thrash Metal

Durata:
34' 12"

Formato:
CD

Data di Uscita:
31.05.2019

Etichetta:
Punishment 18 Records

Distribuzione:
Andromeda Distribuzioni Discografiche

Code7 Distribution

Plastic Head

Agenzia di Promozione:
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Recensione

Poker d’assi per i capitolini Engine Driven Cultivators alla prese con questo “Insert Coin”, quarto album della propria carriera musicale incentrata su un classico thrash metal non scevro di particolari quanto interessanti dinamiche strutturali. Il disco, forte di dieci brani tutti tirati a lustro dall’inizio alla fine, offre un quadro ritmico compositivo particolarmente tirato in cui stendono sul tappeto verde splendidi riff e un’annessa, robusta corazza offerta sia dall’ottima batteria che del particolare clean scream. Le ritmiche nel corso dell’ascolto e come prima si accennava, risultano decise e serrate; una vera e propria macchina da guerra difficile da arrestare ma forse un po’ penalizzata da una produzione non proprio d’eccellenza. Il punto vincente in sostanza si alterna tra i buoni riff ed il piano ritmico a cominciare dall’opener “Throne of The Slapsticks” per poi procedere ininterrottamente anche con le successive “B.O.P.E.” e “Eschaton” in cui emerge la carica adrenalinica del combo tra variazioni ritmiche tutte da ascoltare; intensa anche “Stop That Gorilla” nuovamente per il vortice esplosivo che la caratterizza; sin troppo copia e incolla è invece “Toxic Protocoll” la cui apertura ricorda in maniera troppo evidente “Purge The World” degli Exodus; la band si riprende comunque alla grande ed in maniera intensa con “Leap Out” che ci porta alla travolgente e conclusiva “Skids And Brew” un brano nuovamente in grado di dimostrarci il valore creativo e lo spirito di questa band. Un buon lavoro che, con un produzione appena, diversa avrebbe fatto del disco un piccolo gioiello; in ogni caso non ci lamentiamo troppo perché la band, come detto in apertura, ci dà comunque il ben servito.