Shadowthrone «Elements' Blackest Legacy» [2019]

Shadowthrone «Elements' Blackest Legacy» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
16.09.2019

 

Visualizzazioni:
1697

 

Band:
Shadowthrone
[MetalWave] Invia una email a Shadowthrone [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Shadowthrone

 

Titolo:
Elements' Blackest Legacy

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Dave Tomadini :: Drums
Steph :: Guitars
Francesco Caponera :: Guitars
Zilath Mekhlum :: Vocals

 

Genere:
Symphonic Black Metal

 

Durata:
1h 1' 36"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
27.09.2019

 

Etichetta:
Non Serviam Records
[MetalWave] Invia una email a Non Serviam Records [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Non Serviam Records [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Non Serviam Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Nee-Cee Agency
[MetalWave] Invia una email a Nee-Cee Agency [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Nee-Cee Agency [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Nee-Cee Agency [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Nee-Cee Agency

 

Recensione

Secondo disco per gli Shadowthrone da Ceccano, vicino Frosinone, band Symphonic Black Metal nota un po’ per essere la nuova band black metal dell’ormai da tempo ex chitarrista dei Theatre des vampires Stefan, e specialmente per un po’ di concerti fatti in giro in Italia dove la band ha riscosso successi. Ora: Ricordo bene l’impressione che mi fece il primo album, che consisteva in un album buono ma acerbo, dove una musica sommariamente buona era penalizzata da una band non ancora conscia del proprio potenziale, che finiva per suonare come qualcun altro a scapito dell’originalità che pure mostrava, e che tendeva a fare brani troppo brevi e a volte anche gothic oriented, che contrastavano con ciò che la band in realtà voleva fare.
Tutti questi margini di miglioramento sono soddisfatti in questo “Elements...” e gli Shadowthrone vanno anche un po’ oltre, stupendoci per le capacità qui mostrate. Stupisce infatti l’inizio prettamente death metal della opener “Endless dance...”, che rivela una band che ha preso i propri spunti positivi del passato, e che li ha massimizzati fino a diventare di fatto una band death/black metal, con le tastiere che suonano sempre in sottofondo, e con un furore ritmico che marchia a fuoco i brani; questa è la componente più violenta del sound odierno degli Shadowthrone che si alterna a parti decisamente più atmosferiche ma non mosce, i cui riffs rimangono lividi e cattivi, come nella potente “Black dove...”. Una proposta musicale dunque invero non molto originale, ma che riesce incredibilmente a scansare tanti trabocchetti in cui altre bands cadono, dove il sound non suona troppo digitale o metal moderno, e soprattutto dove le parti veloci e quelle più lente non suonano affatto scollate come troppo spesso succede, e che anzi va a toccare lidi compositivi notevoli, specialmente in “All is one” dove si sente la furia cieca tipica di “Ad Noctum” dei Limbonic Art alternata agli immancabili Behemoth. In realtà, il disco non suona tutto così, e da “Descent” in poi gli Shadowthrone vanno anche a ricollegarsi col passato della band, usando più melodia o riffs sulle corde media, come nel settimo brano, fino a passare completamente al black metal in “Path of decay” e alla fantastica vena onirica di “Shadowthrone”.
Ne risulta sinceramente un disco che mi lascia pienamente soddisfatto, dove gli Shadowthrone fanno un enorme passo avanti rispetto al carino album di debutto e ci fanno sentire come il Symphonic Black Metal va fatto. Gli Shadowthrone non suonano scollegati come i Vesania, non suonano finti e pettinati come gli ultimi Dimmu Borgir, non allungano tutto con qualche roba “core”, non suonano ritoccati dal produttore, non suonano come i Behemoth e non esagerano nel black o nel death metal. “Elements’ blackest legacy” è un disco molto consigliato all’acquisto se state a metà tra symphonic black e death/black metal. Certo, si tratta di una fascia di pubblico un po’ ristretta (specialmente per il symphonic), ma è con questo disco che si può riavere qualche fan in più, secondo me.

Track by Track
  1. Endless dance of the universe 80
  2. Black dove upon my shoulder 80
  3. All is one 80
  4. Saturn of newborn era 80
  5. Curse of the royal blood 80
  6. Descent 80
  7. Every moment burns in my chest 80
  8. Path of decay 85
  9. Shadowthrone 85
  10. L'autunno di Bacco 75
  11. Faded and cold humanity 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
80

 

Recensione di Snarl pubblicata il 16.09.2019. Articolo letto 1697 volte.

 

Articoli Correlati

Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.